Oltre un milione e 850mila euro di donazioni in due anni. Per dare lunga vita a Italia viva, al di là dei consensi elettorali. E delle inchieste giudiziarie che per il leader dovrebbero “spaventare” i donatori. Tra i fedelissimi delle contribuzioni ci sono gli amici di sempre, Davide Serra e Lupo Rattazzi, che con costanza supportano il partito di Matteo Renzi. Ma anche piccoli e grandi imprenditori, da sempre vicini all’ex presidente del Consiglio, come lo stilista Ermanno Scervino. Con qualche sorpresa: la cooperativa Conad Nord Ovest, finita al centro dell’attenzione mediatica per esuberi di lavoratori nell’ambito dell’acquisizione di Auchan. O l’attuale viceministra del Pd Anna Ascani. Meno sorprendente è il sostegno economico del resort gestito dall’ex deputato di Forza Italia, Davide Bendinelli, passato sotto le insegne renziane. E che talvolta versa, in base alle circostanze, nella doppia veste di imprenditore e parlamentare di Italia viva. Le donazioni di Iv nel 2020 non vanno affatto male, nonostante Renzi lamenti che le inchieste sulla fondazione Open tengano lontani i contributori. E lo testimonia l’apposita sezione (prescritta dalla legge) trasparenza del sito, consultata da Ilfattoquotidiano.it. Fondi preziosi, in vista di un 2021 atteso di sicuro dalle elezioni amministrative. Dalle lunghe liste (Italia viva rende noto anche l’ammontare delle donazioni sotto i 500 euro), pubblicate mese per mese nel rispetto della legge sulla trasparenza voluta dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, si scopre chi sono i fedelissimi dell’ex rottamatore. Fin dall’inizio del percorso di Iv.

Nel 2019 raccolti 900mila euro. Soldi anche da Ascani – I primi contributori sono i parlamentari passati con Italia viva, dopo la scissione nel Partito democratico. In media il versamento è di 500 euro al mese. Dalla sua nascita, la creatura renziana ha raggranellato oltre un milione e 850mila euro. Una raccolta silenziosa, iniziata a gennaio 2019 sotto forma dei comitati con poche migliaia di euro, e che ha avuto il suo boom a luglio, ben prima che la scissione renziana prendesse forma: le contribuzioni di quel mese sono andate sopra i 260mila euro, grazie soprattutto ai 100mila euro donati da Daniele Ferrero, amministratore delegato di Venchi, una delle aziende leader nel settore del cioccolato. Il mese successivo, ad agosto, c’è stato un versamento molto più ridotto, ma significativo per il profilo di chi lo ha fatto: 1.500 euro sono arrivati da Anna Ascani, una delle renziane del Pd, che alla fine ha scelto di non seguire il leader nella rottura con Nicola Zingaretti. Ancora oggi è con i dem, ed è viceministra all’Istruzione del governo Conte 2. Il record assoluto di donazioni risale a ottobre 2019: oltre 330mila euro, di cui 265mila di versamenti sotto i 500 euro (e quindi con identità coperta dalla privacy). Il totale per lo scorso anno è di 900mila euro di sole donazioni.

Fino a novembre del 2020 arrivati 950mila euro – Ma questa è storia relativa al 2019. Risalgono al mese di novembre dello stesso anno le prime perquisizioni ordinate dalla procura di Firenze per i finanziatori della fondazione Open, l’ex cassaforte del “Giglio magico” al centro di un’indagine per finanziamento illecito. L’attività giudiziaria dei pm toscani è stata definita dall’ex premier come “un danno di immagine pazzesco per Italia viva, perché chi avrebbe voluto finanziarci non ha avuto coraggio di farlo”. Come va dunque il 2020 per il piccolo partito di Renzi? Resta in assoluta continuità col 2019: ottobre è, finora, il mese migliore nella raccolta fondi. In totale, tra parlamentari e non, Italia viva ha ricevuto dai suoi aficionados 137mila euro e rotti. Decisamente di più rispetto ai 99.306 raccolti a settembre. Un bel balzo in avanti. In estate ci si è infatti fermati a 109mila euro ad agosto e 105mila a luglio. In pratica nel giro di soli 4 mesi Iv ha raccolto, attraverso le donazioni spontanee, oltre 440mila euro. A novembre, invece, si è fermata a 97mila euro. Il totale per i primi 11 mesi del 2020 fa circa 950mila euro, contro i 900mila dell’anno precedente: non si può dunque dire che le inchieste abbiano spaventato i finanziatori di Italia viva, come sostiene Renzi.

I donatori: dal figlio di Agnelli all’ex deputato Fi – Dietro al gruzzoletto, oltre ovviamente ai parlamentari, ricorre più e più volte nel corso dei mesi il nome di Lupo Rattazzi, imprenditore figlio di Susanna Agnelli e da sempre vicino all’ex presidente del Consiglio. Da gennaio Rattazzi ha versato a Italia viva 105mila euro. Solo ad agosto ha donato 30mila euro. Negli introiti del partito figurano poi ulteriori 20mila euro, versati lo scorso luglio dalla Neos Spa, la compagnia aerea di cui è presidente ancora una volta Rattazzi. A sostenere Renzi c’è anche un’altra vecchia conoscenza del “giglio magico”, Davide Serra. Il fondatore di Algebris, che è stato uno dei principali donatori della fondazione Open, ha destinato, da gennaio, al partito 41mila euro. C’è poi Davide Bendinelli, ex sindaco di Garda eletto nel 2018 con Forza Italia e passato con Iv, che a settembre ha sostenuto il partito attraverso il resort Ca’ Barbin (come curiosità sul sito viene riportato erroneamente con il nome Bandinelli). La somma è di 3mila euro. A finanziare il partito, seppur con una somma piccola, di mille euro nell’ultimo mese rendicontato (ottobre), anche la Helbiz Italia, che produce i monopattini disponibili in varie città nell’ottica della mobilità sostenibile. Il fondatore e Ceo è Salvatore Palella, un siciliano di base a New York, dove è collocata la sede principale della Helbiz che ha anche uffici a Milano, Belgrado e Singapore.

Soldi dalla Toscana – Nel lungo elenco non potevano mancare aziende del territorio toscano. Spicca la Dernamaria srl di Bagno a Ripoli che si occupa, invece, di accessori di abbigliamento in pelle. Si tratta di una vecchia conoscenza renziana: l’azienda realizza gli abiti di Ermanno Scervino, uno degli stilisti preferiti di Agnese Landini, la moglie dell’ex presidente del Consiglio. A settembre ha versato 4mila euro. L’azienda dolciaria Savini, con sede a Figline Valdarno e vari punti vendita in Toscana, ha donato mille euro a settembre. L’impresa è in crescita tanto che ha acquisito, nel 2017, lo storico marchio senese Fiore per un prezzo di circa 1 milione e mezzo di euro. A proposito di alimentazione, nella lista figura anche la cooperativa Conad Nord-Ovest. Il presidente della Conad è Valter Geri, unito a Renzi dalle sue origini toscane, essendo nato a Cecina in provincia di Livorno. La società, che ha donato 2mila euro a Italia viva, è salita alla ribalta della cronaca per gli esuberi dei lavoratori Auchan, marchio rilevato proprio da Conad Nord-Ovest. L’ad, Francesco Pugliese, pungolò nel 2015 l’allora presidenza del Consiglio sul tema delle liberalizzazioni. “Sorprenderebbe che Renzi e un Governo nato per il cambiamento e l’ammodernamento dell’Italia, lasci tutto come sta, in mano alle difese corporative di chi gode di rendite di posizione assolutamente obsolete. Le liberalizzazioni e la competizione nei mercati sono il dna di un Paese che vuole cambiare”, dichiarò il manager. Che il cuore pulsante economico graviti intorno alla Toscana è testimoniato anche da altri donatori, come la Witapp di Firenze, società di ingegneria operante nel settore dell’intelligenza artificiale. Tra i sostenitori di Iv ci sono i trenini turistici di Altopascio (Lucca) realizzati dalla Magic Train e la Silva srl, che spazia dal settore delle pulizie ai traslochi, passando per la gestione di archivi. Non che manchino donazioni – piccole o grandi che siano – anche da altre regioni: lo studio legale associato Rampino, con sede a Milano, che a luglio ha destinato ben 10mila euro; o, addirittura, la scuola paritaria “Don Mauro” di Villaricca (Napoli) che ha sostenuto l’attività di Italia Viva con 1.500 euro. In tema di formazione, la società cooperativa Formland, con sede a Barano d’Ischia, ha donato 2mila euro a settembre.

I soldi del fratello della Boschi – A credere nell’operato di Italia Viva anche Pietro Pavin (a settembre versamento 2mila euro), imprenditore veneto a capo di un impero della moda che conta una trentina di negozi disseminati nell’alta Italia, con un fatturato da 40 milioni e 150 dipendenti. Spesso, invece, sono addirittura i familiari dei parlamentari a destinare piccole quote. È il caso di Emanuele Boschi, fratello di Maria Elena, ex ministra e capogruppo alla Camera: a settembre ha destinato al partito mille euro. A comparire, però, sono anche altri due nomi già saliti agli onori della cronaca. Parliamo di Riccardo e Giulio Maestrelli: entrambi hanno versato a settembre una piccola quota (mille euro a testa). Riccardo è stato nominato dal governo Renzi nel consiglio di amministrazione di Cassa depositi e prestiti Immobiliare Spa, società pubblica di Real Estate controllata dal ministero dell’Economia. Mesi fa fece scalpore la notizia data dall’Espresso del prestito da 700mila euro della madre dei fratelli Maestrelli a Renzi per l’acquisto della nuova villa di famiglia. Per quella storia l’ex segretario del Pd ha annunciato querela nei confronti del settimanale. Nell’elenco, infine, c’è anche Pietro Colucci, altro imprenditore vicino al mondo renziano e già presidente di Kinexia, attivo nel mondo dell’energia rinnovabile. Perché nella buona e nella cattiva sorte, molti amici Renzi li vede ancora al suo fianco.

Articolo aggiornato dalla redazione web il 21/12/20 alle 12.09

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