“La vita non sbaglia mai: ognuno ha la faccia che si merita”, così diceva Federico Fellini, e “la faccia di Facci” è la gloriosa conferma di questa lapidaria affermazione di un genio. Non che Fellini fosse un triviale lombrosiano, qui si tratta di quello che sei, e quello che sei ti forma la faccia, l’espressione, la piega delle labbra, le rughe anche.

Ci sono facce che io detesto a prima vista, intuisco subito lo stigma dell’ipocrisia e della prepotenza, ma soprattutto la vacuità e la volgarità. Mi sbaglio raramente su queste prime impressioni. Sulla faccia di Filippo Facci è facile leggere quello che è stato: un craxiano ad personam, come lui stesso si definisce. Vi ricordate Craxi? Io abitavo in viale Coni Zugna, vicino a via Vincenzo Foppa dove c’era la casa di Bettino Craxi, e ogni tanto vedevo uscire dal suo portone dei “giornalisti”, una volta ricordo di avere visto Paolo Liguori uscire in tutta fretta ed entrare in un taxi.

Paolo Liguori, un altro con una “faccia da Facci”, per non parlare dell’attuale e dimagritissimo Paolo Del Debbio, faccia, faccissima alla Facci. Tra i “filosofi” c’è Diego Fusaro che per me detiene il premio per la migliore “faccia alla Facci” in assoluto, per non parlare di Marcello Veneziani, altra “faccia alla Facci”. Arroganza, vacuità, volgarità, infantilismo.

Si scelgono un padre putativo, Craxi nel caso di Facci, e lo venerano, lo servono, indossano la livrea, gli scaldano le pantofole, si sentono parte di una “famiglia”, si sentono al calduccio di pochi onori, di poca gloria, ma il famoso piatto di lenticchie si moltiplica a dismisura, e loro diventano “onnivori ossessivi di lenticchie”, cioè: mangiano tutte le varietà di lenticchie possibili.

Così possono comprarsi delle belle cravatte e magari prenotare un tavolo al ristorante di moda, invitando la velina di turno, si sentono arrivati, ridono e sghignazzano, ma noi sappiamo che nelle tasche hanno mucchi di lenticchie che colano, colano, colano fino a macchiare i pantaloni della vergogna e dell’asservimento a un capo, il capo famiglia.

Questo sono e non altro, questo significa avere la “faccia alla Facci”, e ovviamente Facci è il detentore assoluto della migliore “faccia alla Facci” che ci sia sul mercato. Perché tutto questo livore? No, non è livore, vi giuro che in questo momento sto sorridendo, perché a me in fondo queste facce fanno simpatia, forse a conoscerle meglio, chissà, magari hanno anche tratti di generosità folle, sono in grado di gettarsi nelle fiamme per il loro capo, c’è una fedeltà canina che me li rende meno odiosi, tutto sommato.

Un giornalista col guinzaglio fa tenerezza, che cos’è tutta questa smania di libertà e di indipendenza? Raccontare i fatti? Ma se i fatti non esistono, esistono solo interpretazioni di fatti, come ci ricorda Nietzsche. Anche Il Fatto Quotidiano non esiste, perché è il fatto che non può esistere! E con la filosofia ce la siamo cavata, e abbiamo salvato anche la dignità di tutte le facce da Facci, ma su una cosa noi non scherziamo: su Maradona.

Maradona, come Garrincha, appartiene alla santità del calcio, sono esseri sacri perché donavano felicità al popolo, c’è la sacralità beffarda di una risata che vibra sugli spalti, il popolo ride quando Garrincha beffa democraticamente l’avversario con una delle sue finte, e finta dopo finta si arriva alla verità, la verità di un calcio assoluto, assoluto proprio perché così umanamente terreno, terrestre, terricolo.

Napoli, la Napoli degli scugnizzi, si prende la rivincita sulla Juve dell’avvocato Agnelli, va a Torino e sbaraglia tutti con Maradona, lo scugnizzo vince contro l’avvocato, grazie al talento puro della sua creatività. Queste sono cose eterne, la gioia di un gol è contingente, passa, si smorza, la risata del popolo è eterna, non si spegne l’eco, perdura e perdura, nei secoli dei secoli, alla faccia di tutte le “facce di Facci” del mondo.

Volgare e vacuo è dare del “ciccione drogato” a un essere umano, alla sua sofferenza, volgare e vacuo, e forse non c’è dietro nemmeno un piatto di lenticchie, è solo la faccia di un Facci qualunque che parla, e di una cosa siamo certi: Maradona non verrà ricordato per una pioggia di monetine fuori da un hotel di lusso, verrà ricordato nei vicoli di Napoli, nei quartieri poveri di Buenos Aires, ovunque ci sia uno scugnizzo che sogna di vincere contro un avvocato o un cavaliere craxiano.

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