“Nessuno tocchi il corpo del giudice Rosario Livatino”. L’appello arriva dalla comunità di Canicattì ed è rivolto al cardinale arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro. In vista della beatificazione del magistrato ucciso dalla mafia nel 1990, ormai alle battute finali, tutto il paese natale di Livatino si è mobilitato per impedire l’ipotetica traslazione del suo corpo nella cattedrale di Agrigento. L’intenzione del cardinale Montenegro, secondo voci sempre più insistenti che arrivano dalla curia di Agrigento, sarebbe, infatti, quella di spostare le spoglie del futuro beato dal cimitero di Canicattì, dove riposano accanto a quelle dei genitori, nel duomo dell’arcidiocesi. Un progetto che, come ha riportato CanicattiWeb, non è per nulla piaciuto né ai familiari del magistrato, né ai canicattinesi, dal sindaco ai compagni di scuola del giudice, che hanno deciso di far sentire la loro ferma protesta al porporato.

“Speriamo che possa ascoltare la nostra voce, – scrivono i cittadini a Montenegro – ma è anche giusto e onesto dirle che siamo pronti anche a creare dei cordoni umani davanti al cimitero di Canicattì per impedire che Rosario venga portato ad Agrigento. E siamo altrettanto pronti a manifestare, ovviamente pacificamente, davanti all’arcivescovado se questo dovesse avvenire. Faremo sentire la nostra voce, fra la gente e attraverso i mass media. Dobbiamo tutelare quella che era la posizione in vita di Rosario Livatino, e siamo pronti a farlo senza paura, perché trionfi la giustizia. Rosario voleva vivere a Canicattì e qui dovrebbe rimanere”.

Al cardinale i cittadini del paese siciliano hanno inoltre spiegato che Livatino “non volle mai trasferirsi ad Agrigento pur avendone la possibilità e pur essendo questa una soluzione che gli avrebbe permesso di vivere più serenamente, lavorando egli in tribunale anche per 12-14 ore al giorno”. E aggiungono: “Trasferirlo adesso da morto ad Agrigento sarebbe un grande affronto alla sua memoria, anche perché Rosario non potrebbe opporsi a questa scelta che non volle fare in vita. Rosario non cercava i grandi palcoscenici come potrebbe essere la cattedrale, amava la semplicità e le sue piccole cose: la sua città, la sua parrocchia, la sua routine quotidiana in un piccolo centro. Riteniamo che, se dal cimitero deve essere trasferito, rimanga comunque in una chiesa della sua città”.

Posizione in totale sintonia con quella del sindaco di Canicattì, Ettore Di Ventura, espressa in una lettera indirizzata al cugino di Livatino, Salvatore Insenga, unico parente diretto del giudice e da cui dipenderebbe anche il via libera alla traslazione del corpo del futuro beato. “Crediamo fortemente – scrive il primo cittadino – che la causa di beatificazione potrà, in breve tempo, segnare una svolta concreta. E in tal senso personalmente auspico che, in tale gioiosa occasione, potrà porsi fine, anche attraverso un sano coinvolgimento di tutte le istituzioni, alla gestione privata di beni universali, quali ad esempio la sua casa, l’automobile del martirio e la cappella cimiteriale. E quando ciò accadrà, tutta la comunità canicattinese sarà unanimemente concorde nella volontà che le spoglie mortali del giudice Livatino possano essere per sempre venerate nella sua città, laddove è nato e vissuto, laddove è avvenuta la sua formazione civile e cristiana, laddove i suoi amati genitori lo hanno cresciuto, educato e infine pianto”. Il cardinale Montenegro ascolterà l’appello della comunità di Livatino?

Twitter: @FrancescoGrana

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