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Massa Carrara, strutture per minori non a norma: imprenditori ai domiciliari per corruzione

Sono otto le persone arrestate: tra loro anche il sindaco di Villafranca in Lunigiana Filippo Bellesi, destinatario come gli altri di una misura di custodia cautelare agli arresti domiciliari disposta dal gip di Massa Marta Baldasseroni
Massa Carrara, strutture per minori non a norma: imprenditori ai domiciliari per corruzione
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Corruzione e traffico di influenze. Sono questi i reati contestati, a vario titolo, nell’ambito di una inchiesta della procura di Massa. Secondo quanto riporta il Corriere Fiorentino alcune strutture destinate ai minorenni in difficoltà non a norma venivano gestite comunque da imprenditori che offrivano “posti di lavoro” a coloro che avrebbero dovuto controllare. Le case di accoglienza, che si trovano nella provincia di Massa Carrara, sono gestite da cooperative che farebbero riferimento ai tre imprenditori. A loro i carabinieri hanno notificato una ordinanza di custodia cautelare, firmata dal giudice per le indagini preliminari, agli arresti domiciliari. Sono otto le persone arrestate: tra loro anche il sindaco di Villafranca in Lunigiana Filippo Bellesi (lista civica di centrodestra), destinatario come gli altri di una misura di custodia cautelare agli arresti domiciliari disposta dal gip di Massa Marta Baldasseroni.

Ai domiciliari sono finiti anche la responsabile del Centro affidi dei servizi sociali per il Comune di Massa Paola Giusti; Rosanna Vallelonga, responsabile della commissione multidisciplinare Asl distretto della Lunigiana nonché direttore della Società della salute della Lunigiana; Mauro Marcelli, all’epoca dei fatti contestati dipendente pubblico responsabile dell’ufficio Suap unificato per i Comuni della Lunigiana; Rosa Russo, all’epoca dei fatti giudice onorario presso il tribunale per i minori di Firenze; Marino Petracci, consigliere comunale di Montignoso; Alessio Zoppi, Enrico Benassi e Tamara Pucciarelli, indicati come gestori della cooperativa Serinper, società che gestisce strutture protette per l’accoglienza di minori e nuclei familiari disagiati. Stando agli inquirenti gli indagati avrebbero ricevuto posti di lavoro per amici e parenti nelle strutture. L’indagine è scattata dopo le denunce di ex dipendenti.

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