Immaginatevi 5000 magistrati (onorari) che sono un pilastro (il secondo) fondamentale per l’esercizio della giurisdizione (smaltendo circa il 60% del carico dei processi civili e penali), alcuni dei quali lavorano anche da 20 anni, con gli stessi doveri dei magistrati ordinari ma senza averne gli stessi diritti (niente assistenza e niente previdenza; retribuzione, indennità, pari a circa un sesto di un magistrato ordinario che invece ha uno stipendio tra i 3500 e gli 8000 euro netti a seconda dell’anzianità e delle funzioni).

Immaginatevi poi come nel 2017 il legislatore finalmente abbia deciso di riformare tale sistema; nel 2020 la Corte di Giustizia Europea abbia riconosciuto che i magistrati onorari siano dei lavoratori a tempo determinato con tutte le conseguenze; che nonostante ciò giaccia un Disegno di Legge che non solo non ne prenda atto ma che sia teso a peggiorarne la situazione. Tutto questo è realtà.

E’ lo Stato bipolare (con i suoi negletti servitori politici), quello che con la mano sinistra non paga per anni i propri creditori ma che con la mano destra pretende il rispetto dagli stessi, ove anche debitori, di ogni termine. Quello che da un lato continua a pagare decine di milioni di indennizzi ex lege Pinto per violazione del principio del giusto processo per la durata eccessiva dei processi e dall’altro non riforma il sistema. Quello che da un lato aumenta il debito pubblico a causa della propria mediocre inefficienza e dall’altro introduce nuove subdole tasse ed imposte.

Il magistrato, ordinario o onorario, tiene udienza, gestisce ruoli, studia fascicoli, effettua ricerche giurisprudenziali, redige decreti, ordinanze e sentenze, organizza il proprio lavoro con tempi non individuabili a priori in maniera rigida, poiché dedica tempo in Tribunale anche a jus dicere e molto tempo altrove.

Recentemente il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha risposto ad un’interrogazione parlamentare circa il trattamento dei Magistrati Onorari, anche alla luce della sentenza “UX” della Corte di Giustizia Europea (Corte Ue, sentenza 16 luglio 2020 C-658/18, che ha riconosciuto ai magistrati onorari lo status di Giudici europei e di lavoratori subordinati a tempo determinato), precisando che la loro esistenza “è legata alla finalità di contenere il numero dei togati, pena la perdita di prestigio e la riduzione delle retribuzioni della magistratura professionale”. Parole veramente inopportune. Tant’è che subito due giudici onorarie di Palermo hanno iniziato uno sciopero della fame e rimarranno davanti al tribunale fino a quando la protesta non avrà risposta dal ministro.

Contemporaneamente tutta la magistratura onoraria si sta preparando ad un duro sciopero nazionale. Lo Stato ha finto (e vuole continuare a farlo) di considerare l’onorarietà alla stregua di precarietà priva di tutele. Invece ciò che è certo è che “da quindici anni, a causa della cronica carenza di organico e della sempre crescente domanda di giustizia, i magistrati onorari hanno fornito un contributo significativo alla giurisdizione, in assenza di un’adeguata tutela previdenziale ed assistenziale” (Associazione Nazionale Magistrati, documento GEC 22.4.2017), e che il loro impiego “costituisce una misura apprezzabile nell’ottica di un’efficiente amministrazione della giustizia ex artt. 97 e 111 Cost” (Cass. 4.12.2017, n. 28937, secondo cui “i giudici onorari – sia in qualità di giudici monocratici che di componenti di un collegio – possono decidere ogni processo e pronunciare qualsiasi sentenza per la quale non vi sia espresso divieto di legge, con piena assimilazione dei loro poteri a quelli dei magistrati togati, come si evince dall’art. 106 Cost”).

La riforma organica della magistratura onoraria è avvenuta da ultimo con la cosiddetta Legge Orlando d.lgs. n. 116/2017, con la creazione ambigua dell’Ufficio del Processo e con altre criticità, ma perlomeno con la previsione di una indennità dignitosa (ma assorbente assistenza e previdenza!) per i magistrati onorari. Tuttavia ancora non realizzata. Ciò che è veramente stupefacente è il deposito in commissione giustizia del Senato del ddl Valente-Evangelista S1438, che non solo non elimina alcuna delle criticità (evidenziate anche dai magistrati ordinari) della Legge Orlando, non solo ne peggiora la tutela dei diritti; non solo avrà gravi ricadute sulla organizzazione e sulla funzionalità della giurisdizione, ma addirittura ignora totalmente quanto statuito dalla sentenza della Corte di giustizia.

E’ dunque un ddl assai poco valente. I magistrati ordinari si troverebbero a gestire le intere funzioni giurisdizionali, collassando, ove si pensi che nelle classifiche internazionali sulla efficienza della Giustizia l’Italia è costantemente nelle retrovie.

Dunque sino al chiarimento della Corte di giustizia del 16 luglio scorso, la farsesca pretesa del legislatore, avallata dalla giurisprudenza delle alte Corti nazionali, è stata invece di rendere “invisibile” il profilo della qualificazione giuridica del rapporto di lavoro del magistrato onorario. Ora è chiaro che ha invece pieno diritto a condizioni di impiego (trattamento economico e normativo) ancorché non identiche al magistrato togato ma certo “parametrabili” a quest’ultimo.

Il paradosso è quello di (continuare) a giudicare in udienza le parti processuali col cartello “La legge è uguale per tutti” con l’asterisco “ma non per il magistrato onorario”. Uno sfruttamento per legge. Anzi, dal 16 luglio, fuori legge.

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