Il 25 novembre 2020, giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, ha coinciso con la morte di un calciatore mito: Diego Armando Maradona. Una notizia nella quale inciampi anche se non vuoi, perché non c’è un luogo nel quale non se ne parli.

Nei tg, tutti (e in particolare quelli del servizio pubblico) della serata del 25 novembre, ignorando che sono state centinaia le iniziative piccole e grandi, istituzionali e di movimento, individuali e collettive, on line e in presenza, in Italia e nel mondo, che hanno trattato del tema della giornata, la prima notizia, la più approfondita e in risalto è stata una sola: la morte di Maradona.

Anche se proprio in questo giorno si è passate, in Italia, da 91 a 93 donne ammazzate da mariti e conviventi.

Le interviste, i commenti, gli editoriali, le cronache sono tutte concentrate sul ‘popolo argentino e quello di Napoli in lutto’: dai teleschermi risuonano i lamenti di uomini in piazza che parlano del calciatore come di un dio, annunciando stazionamenti assembranti come prefiche senza rimborso, additando, nel capoluogo campano, il gigantesco mural che, da oggi, è la ‘raffigurazione di dio’ (cito testuale da intervista di molti minuti in diretta su Rai3).

Il giorno dopo, 26 novembre, in mattinata le agenzie battono la notizia della vittima di femminicidio numero 94, sempre in Italia, ma nemmeno l’incremento della mattanza nazionale induce i telegiornali Rai al riservare a questo, almeno, la notizia di apertura. C’è ancora, in prima, la morte di Maradona: le immagini della seconda giornata nazionale di lutto in Argentina (e a Napoli) sono la narrazione centrale dell’informazione. Il minutaggio dei Tg del servizio pubblico in questi due giorni sulla morte di Maradona supera di oltre un terzo ogni edizione: persino il Covid-19 resta sullo sfondo.

Sono consapevole che riempire pagine e pagine, online e in carta, sulla vita romanzata di un calciatore sia estremamente più facile e rimborsante, in termini di audience e consenso, che trattare un tema esiziale come il femminicidio e le relazioni letali tra uomini e donne.

Deve essere un incubo, ogni volta nell’approssimarsi della ricorrenza, dover mettere mano a cifre, dati, fare l’immensa fatica di interpellare esperte, attiviste, studiose e puntare i riflettori sulle donne. Non è sexy, non è glamour, non è pop. Che fortuna capiti una coincidenza tanto ghiotta per cambiare in fretta argomento.

La pesantezza della ricorrenza novembrina deve aver fortemente indotto Rai2 a scegliere di mandare in onda alla vigilia, impreziosendolo, il già gradevolissimo contenitore del pomeriggio italiano Detto fatto con le istruzioni per fare la spesa in modo sexy. Una memorabile pagina di televisione che avrebbe ben figurato nella teoria di divertenti siparietti contenuti nel documentario Il corpo delle donne di Lorella Zanardo, anno di grazia 2009.

Da allora sono trascorsi undici anni, diversi solenni documenti, monitoraggi e campagne del servizio pubblico per scovare e debellare il sessismo dalle pubblicità, dalle trasmissioni, dai programmi, No women No panel, e così via.

Certo: concepire la corsia del super come il proprio ‘palcoscenico di seduzione’, come indicato dal tutorial di Rai2, è una suggestione tanto ardita da poter a ragion veduta diventare un corso di laurea. Così noi sciattone, che facciamo la spesa per fare la spesa, che ragioniamo di politica e di femminismo, che troviamo umilianti i siparietti sexy e che magari faremmo a meno delle mezz’ore di ‘notizie’ sui telegiornali del servizio pubblico dedicate a Maradona impariamo a stare al mondo.

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