Mariam, saluta e abbraccia per me i ragazzi. Ti amo”. Il tempo di lanciarle un sorriso attraverso le sbarre del furgone, parcheggiato all’esterno dell’edificio che ospita la Procura del Cairo e il mezzo è sgommato via. Mariam è la moglie di Gasser Abdel Razek, direttore dell’Eipr, l’organizzazione del Cairo che si occupa della tutela dei diritti umani. Ieri mattina ha avuto appena il tempo di scorgerlo e ascoltare la frase urlata dal marito mentre il camion lo riportava nella prigione di Tora, sezione Leman. Una scena straziante.

Gasser Abdel Razek ha trascorso gli ultimi tre giorni dentro una cella d’isolamento del terribile carcere alla periferia sud della capitale. Da quando le forze di sicurezza lo hanno prelevato da casa sua, venerdì scorso, di lui si erano praticamente perse le tracce. Ieri Abdel Razek, amico fraterno di Patrick Zaki, lo studente egiziano che frequentava il corso Erasmus all’università di Bologna, arrestato il 7 febbraio scorso al rientro nel suo Paese e rinchiuso proprio a Tora, è comparso davanti al giudice della Procura del Cairo per l’udienza di rito. Nei pochi secondi in cui ha potuto parlare col suo avvocato, Abdel Razek ha raccontato in pillole ciò che gli è accaduto nelle precedenti 72 ore. Appena arrivato in prigione gli hanno confiscato tutti i suoi oggetti personali, preso i soldi che aveva in tasca e poi gli hanno rasato i capelli. Buttato dentro una fredda cella, in totale isolamento, Abdel Razek ha passato le ultime tre notti sopra un letto fornito soltanto della struttura in ferro, senza un materasso e tanto meno una coperta o un cuscino.

Le temperature in questo periodo dell’anno al Cairo possono scendere ben sotto i 10° e le celle di una prigione come quella di Tora aumentano ancora di più la percezione del freddo. Insomma, il direttore dell’Eipr ha subìto lo stesso trattamento che potrebbe essere riservato ad un pericoloso terrorista, un jihadista dell’Isis o un mercenario di Boko Haram. Ed in effetti tra le assurde accuse denunciate dalla sicurezza nazionale che l’ha portato via dalla sua casa nel quartiere di Maadi e ai suoi affetti familiari c’è anche quella di aver favorito attività terroristiche.

Ieri mattina davanti al giudice della Procura del Cairo erano attesi anche gli altri due membri dell’Iniziativa egiziana per i diritti personali (Eipr) arrestati domenica e mercoledì scorsi e anch’essi inseriti nel caso giudiziario 855. Si tratta di Mohamed Bashir e Karim Ennarah, rispettivamente direttore amministrativo e responsabile del settore giustizia penale dell’organizzazione. Alla fine davanti al giudice per la conferma della detenzione c’è finito soltanto Abdel Razek che, come gli altri suoi colleghi, inizierà la lunga e snervante trafila dei rinnovi periodici.

Con i vertici di Eipr fuori gioco e Patrick Zaki in cella da quasi dieci mesi, l’attivista e fondatore della Ong, Hossam Bahgat, ha ripreso in mano le redini: “Dall’alba di venerdì Gasser è stato tenuto in condizioni intollerabili. I responsabili di simili violazioni ne pagheranno il prezzo” ha commentato Bahgat. Ricordiamo che l’arresto dei tre dirigenti di Eipr è legato a stretto giro all’incontro avvenuto il 3 novembre scorso nella sede dell’organizzazione, Garden City, al Cairo. A quell’incontro erano presenti i massimi rappresentanti diplomatici di 13 Paesi, tra cui l’ambasciatore italiano Giampaolo Cantini. Il tema centrale dell’incontro era stato il rispetto dei diritti umani in Egitto. La settimana scorsa la Farnesina ha inviato una lettera, controfirmata dalle altre diplomazie, per chiedere conto della vicenda al governo egiziano. Sempre per rimanere in tema, ieri la Corte Penale del Cairo Sud ha deciso di includere il blogger e attivista Alaa Abdel Fattah, l’avvocato Mohamed al-Baker, il dottore Abdel Moneim Fotouh e altri nelle liste delle entità terroristiche per un periodo di cinque anni. Oltre a restare in carcere e tutto il resto, da oggi i loro beni saranno congelati e in futuro non potranno lasciare il paese.

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