Le sollecitazioni di Conte alla CGIL per aggiornare lo Statuto dei lavoratori e creare uno statuto per l’impresa aprono riflessioni sul futuro del lavoro nel nostro Paese.

L’iniziativa si è concretizzata in un confronto diretto tra Conte e Landini, che ad un primo impatto sembra essere qualcosa di positivo per i lavoratori, ma è necessario addentrarsi nel dibattito per capire cosa sta effettivamente accadendo, e soprattutto cosa ci aspetta.

Dalle dichiarazioni di Landini emergono premesse piuttosto ampie, che spaziano dalla creazione di posti di lavoro mediante investimenti pubblici e privati, al tema del rinnovo dei contratti collettivi, alla lotta alla precarietà, ma anche temi come la destinazione dei fondi europei, il contrasto all’evasione fiscale, sino all’idea complessiva di progettare un nuovo Paese.

Senza offese per Landini, ma tutte le volte che il sindacato si è cimentato in temi che fuoriescono da quelli strettamente sindacali (come realizzare investimenti pubblici e privati, la lotta all’evasione, ecc.), vestendo i panni del politico, o peggio ancora dell’imprenditore, ha finito per non contare nulla. È sempre stato così, e questo a mio parere spiega gran parte del declino del sindacato e delle condizioni di lavoro nel nostro Paese.

Valga un tema per tutti. Il compito del sindacato non è quello di creare posti di lavoro, questo spetta al mondo imprenditoriale (investimenti privati) e alla politica (investimenti pubblici), ma è quello di garantire una più equa possibile redistribuzione della ricchezza prodotta, mediante diritti retributivi e di altra natura spettanti ai lavoratori.

Per fare questo è tuttavia molto più probabile che anziché sedersi direttamente ai tavoli di confronto, il sindacato debba prima riempire con la protesta le piazze e i luoghi di lavoro.

Per quanto riguarda le dichiarazioni del presidente del Consiglio, i suoi obiettivi sono molto concreti e riconducibili al ruolo del politico. Taglia subito corto parlando di riforme, in particolare quella fiscale e tributaria. Segue poi il tema del lavoro, prendendolo inizialmente però un po’ alla larga parlando della necessità di riformare le politiche attive del lavoro e degli ammortizzatori sociali.

A un certo punto Conte passa al nocciolo del grande tema, lanciando l’idea del confronto congiunto con i sindacati e con le associazioni datoriali, come detto all’inizio, per rivedere lo Statuto dei lavoratori e per la creazione di uno statuto dell’impresa.

Il dibattito diventa a tratti esilarante, perché i ruoli sembrano talora praticamente ribaltati, Landini espone una serie di interventi a raffica su come e dove investire, mentre Conte insiste sulla necessità di rafforzare lo Statuto dei lavoratori, citando uno dei protagonisti della sua realizzazione, Gino Giugni.

Ma il presidente del Consiglio mostra tuttavia anche un certo trasporto in riferimento alla necessità di creare anche uno statuto delle imprese, con la necessaria collaborazione delle associazioni imprenditoriali.

Qui casca l’asino. Perché di fatto non vi è nulla di nuovo nel chiedere al sindacato di dovere mediare tra le proprie esigenze e quelle degli imprenditori, e il finale lo conosciamo già: il sindacato accetta sacrifici per il bene comune, che poi tanto comune non è, visto che prevalgono sempre le esigenze delle imprese. Così, l’illusione del sindacato di potere incidere sulle scelte di gestione delle imprese si traduce in meccanismi più o meno evidenti di riduzione del potere contrattuale dei lavoratori.

Quel che purtroppo spesso sfugge, è che lo Statuto dei lavoratori prevede diritti che altro non sono che limitazioni al potere datoriale, quindi non si possono accontentare entrambe le parti affiancando pacificamente a un aperitivo di Stato il rafforzamento dello Statuto dei lavoratori con la creazione di uno statuto dell’impresa.

Riprendendosi ciò che è suo, Landini però ritorna – questa volta bene – sul suo ruolo di sindacalista rimettendo al centro della scena lo scempio di precarietà compiuto dalla politica negli ultimi decenni, e dagli imprenditori con sistemi di appalto e sub appalto.

Vedremo forse presto qual è effettivamente la posta in gioco, ossia quali modifiche si vorranno concretamente apportare allo Statuto dei lavoratori e in cosa si concretizzerà la creazione dello statuto delle imprese.

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