Sono passati 4 anni buoni dall’uscita di Watch Dogs 2, titolo che ha gettato delle ottime basi di gameplay migliorandosi rispetto al primo capitolo, ma al contempo perdendo tantissimo dal punto di vista dell’ambientazione. Con Watch Dogs: Legion Ubisoft ci riprova, proiettandoci in una Londra futuristica nella quale è sostanzialmente tutto informatizzato e la privacy inesistente.

Londra, anno 2026: il sistema informatico ctOs è ormai diffuso in tutto il Regno Unito ed è entrato completamente nella vita quotidiana di ogni cittadino semplificandola all’inverosimile, ma al costo della totale cancellazione della privacy: igni singola informazione di ogni singolo cittadino è nelle mani di un governo autoritario che controlla la città col pugno di ferro e il DedSec, che abbiamo già imparato a conoscere bene nei precedenti Watch Dogs, è sempre intento a combatterlo, cercando di restituire un briciolo di “libertà informatica” al cittadino comune. Una delle sue missioni viene però interrotta da Zero Day, misteriosa figura mascherata che provoca un gravissimo attentato esplosivo in zone cardine della città, riuscendo a far ricadere la colpa proprio sul DedSec. Londra, che già prima dal lato privacy non era messa egregiamente, si ritrova nell’abisso di una totale dittatura paramilitare e informatica, con il DedSec in cima alla lista dei ricercati.

Legion compie un enorme balzo in avanti rispetto ai predecessori, riuscendo a cancellare quel senso di monotonia che permeava gli altri capitoli e riempiendo la terza reincarnazione della saga di un’infinità di chicche niente male, che rendono il gioco divertente, vario, ma ancora non esente da difetti. L’assenza di un vero e proprio protagonista è, senza dubbio, l’innovazione fondamentale del titolo: una volta conclusa la missione introduttiva infatti, ci verrà proposto di scegliere un personaggio con cui iniziare l’avventura, che selezioneremo a seconda dei tratti che ci attrarranno maggiormente. Sarà solo il primo dei londinesi che potremo arruolare nel DedSec insieme a…beh, potenzialmente tutta Londra. Watch Dogs: Legion ci lascia infatti completa libertà nella scelta dell’hacker da reclutare, potendo scandagliare, grazie ai nostri gadget, l’intera popolazione; un’indiscreta occhiata ai loro dati e potremo capire se già simpatizzano per il DedSec, se sono neutrali nei riguardi dell’organizzazione o se addirittura provano del rancore nei suoi confronti. Una volta capite le simpatie della potenziale recluta dovremo cercare l’approccio giusto per convincerlo a rimpolpare le nostre fila, scandagliando il suo background e, eventualmente, tirare fuori lui o qualche suo congiunto dai guai.

Un sistema su cui Ubisoft ha puntato molto e che, dobbiamo ammetterlo, ci aspettavamo meno profondo: lascia piacevolmente spiazzati il fatto di incontrare per strada un passante che, volendo, accetterebbe subito di lavorare per noi perché lo abbiamo aiutato indirettamente facendo altro, o abbiamo reclutato tra le nostre fila un suo parente o un amico stretto senza neanche saperlo. I tratti che contraddistinguono gli abitanti di Londra sono vari e, certe volte, spiazzanti: non sarà raro trovare un esperto di droni, ottimamente armato e capace di diffondere gli Hacking, ma col difetto di essere un vecchietto incapace di scattare o usare le coperture, per non parlare di chi potrebbe presentare il tratto “morte improvvisa” essendo affetto da una qualche malattia incurabile.

Parlando dei tratti non si può non citare la disponibilità dell’opzione “morte permanente” che cancellerà totalmente il profilo del personaggio rimasto ucciso in una missione andata storta. Se invece un nostro affiliato venisse arrestato dalle forze dell’ordine o restasse ferito in ospedale, perché non cercare di reclutare un buon avvocato o un medico in modo da metterci una pezza? L’abbondanza di skill e personaggi ci permette insomma di affrontare le varie missioni nel modo che troviamo più congeniale: possiamo cercare, a nostro rischio e pericolo, di fare irruzione in una centrale di polizia per cancellare dei file compromettenti o, più professionalmente, ampliare il nostro clan con un poliziotto in divisa per avere più libertà d’accesso (con tutte le precauzioni del caso, come non avvicinarsi troppo agli “ex colleghi” o non comportarsi stranamente in piena vista). Certo, non avrà la profondità di un Hitman, per citare un gioco fondato su queste meccaniche, ma regala le sue soddisfazioni.

Altre due di novità di Legion sono il drone ragno e il drone da carico, un’accoppiata che, viste le vastissime possibilità di utilizzo, possono essere prese come una grandissima aggiunta, ma contemporaneamente far storcere il naso a qualcuno. Il ragno drone è un gadget che, una volta sbloccato, può essere usato indifferentemente da tutti I membri del DedSec e si tratta, appunto, di un piccolo ragno meccanizzato che useremo per infiltrarci nelle varie postazioni controllandolo da remoto e facendogli fare svariati lavori sporchi di hackeraggio, rimanendo al sicuro lontano da sguardi indiscreti. Il secondo è un massiccio drone volante utilizzato nei cantieri di Londra per spostare grossi pesi e addirittura persone, visto che potremo usarlo come mezzo di trasporto nei cieli della città “appollaiandoci” sopra di esso e controllandolo con il nostro smartphone. Un’accoppiata letale che, usata in combinazione con un personaggio dai giusti tratti e sbloccando I giusti talenti, rende a volte le missioni in location esterne quasi troppo facili. Oltretutto il ragno è un gadget su cui si basa gran parte del titolo che potrebbe diventare, per alcuni, una presenza “ingombrante” come un po’ lo diventò la Batmobile in Batman: Arkham Knight, ma è un fattore davvero troppo soggettivo per dare un giudizio definitivo.

Per quanto riguarda l’ambientazione invece c’è una sola parola che può riassumere il tutto: “Chapeau”; questa Londra in scala, una volta abituatisi a guidare “dal lato sbagliato della strada” (come lo definirebbero alcuni non angolofoni) è semplicemente spettacolare. Un mix di strutture caratteristiche arricchite da elementi cyberpunk fusi in modo magnifico, strade trafficate da macchine classiche alternate a vetture dal design futuritico autoguidate, una folta schiera di abitanti generati proceduralmente incastrati in modo coerente nelle varie sotto ambientazioni della città (operai intenti a fumarsi una sigaretta fuori da un cantiere, vicoli abitati da spacciatori e graffitari, quartieri alti frequentati da avvocati e finanzieri e via dicendo).

Le tematiche fondanti del titolo sono toccate in modo irriverente, ma mai banale: l’assenza di privacy, le rivolte, il populismo, con un occhio di riguardo, a volte fin troppo preponderante, al complottismo. Un consiglio personale a tale proposito: una volta in macchina mettetevi assolutamente ad ascoltare la stazione radio dei ribelli che propone a ripetizione ottime gag di satira taglientissima, non ve ne pentirete.

Dal lato mini giochi, caratteristica ormai immancabile in un open world, si sarebbe invece potuto spingersi un attimo oltre: Watch Dogs: Legion presenta infatti poche micro attività collaterali al di là della liberazione dei quartieri tramite le rispettive missioni secondario.

Ci potremo cimentare in un freestyle di palleggi tramite quick time events sempre più complicati, fare I corrieri, giocare a freccette nei pub e partecipare alle arene di boxe clandestina. Si nota anche la mancanza di una buona sessione multiplayer, per la quale però Ubisoft ha già promesso un aggiornamento gratuito apposito, che sarà disponibile ad inizio dicembre.

Legion è insomma un titolo così strano che è riuscito a spiazzare persino la stampa specializzata portandolo a racimolare voti da “montagne russe” un po’ in tutto il mondo. Dipende un po’ su quale lato della luna si vuole concentrare l’attenzione: come già scritto, non si tratta assolutamente di un titolo privo di macro difetti e può generare un senso di ripetitività nel giocatore, ma a parer nostro siamo davanti a un titolo dall’indubbia bontà che se procede sulla retta via può finalmente dire la sua al fianco delle saghe più blasonate del genere.

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