Si avvicina il weekend conclusivo degli Stati generali M5s: per la prima volta nella storia del Movimento ci sarà un’assemblea pubblica online per parlare di gestione interna, regole e struttura. Ma soprattutto per decidere il futuro della leadership e del ruolo di capo politico. Alla sessione finale, che sarà trasmessa in streaming, interverranno 30 relatori scelti al termine di un voto che si terrà sulla piattaforma Rousseau. Oggi infatti è stata diffusa la lista di 1008 candidati e gli iscritti nei prossimi giorni potranno esprimere tre preferenze: al termine della consultazione, i 30 che avranno ottenuto più voti, saranno ammessi all’incontro finale di domenica 15 novembre insieme ai delegati regionali. Tra i candidati al momento ci sono numerosi big e qualche assenza di peso: compaiono Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico, Paola Taverna e gli ex ministri Danilo Toninelli e Giulia Grillo. Ad aprire e chiudere i lavori sarà il capo politico reggente Vito Crimi. E’ previsto, anche se non ancora confermato, l’intervento di Beppe Grillo. Nessuna informazione è stata ancora diffusa a proposito della partecipazione di Davide Casaleggio. Tra i ministri si è candidata per intervenire Lucia Azzolina, mentre non ci saranno né Alfonso Bonafede Riccardo Fraccaro o Stefano Patuanelli.

Non tutti sono stati ammessi alla votazione. Tra gli esclusi c’è ad esempio l’eurodeputato Piernicola Pedicini che ha reso noto con un post su Facebook di essere stato escluso per decisione del capo politico: una decisione arrivata via mail poco prima della pubblicazione della lista. “Puoi partecipare agli Stati Generali, ma solo se sei d’accordo con quanto è stato già deciso fin dall’inizio“, ha scritto su Facebook. Pedicini è nel gruppo degli europarlamentari che a Bruxelles hanno più volte contestato la linea dei vertici: ha votato contro la Politica agricola comune e ha deciso, insieme ad altri tre colleghi, di tagliare i fondi allo staff comunicazione in segno di protesta. L’esclusione di Pedicini ha rafforzato le proteste di chi sostiene che all’assemblea non ci sarà spazio per un vero confronto tra le diverse anime.

Quello degli Stati generali è un appuntamento fondamentale per il futuro del Movimento: è una vera e propria direzione nazionale, più volte auspicata e mai fino ad ora realizzata, per riuscire ad affrontare le numerose tensioni che covano all’interno del gruppo da mesi. Gli Stati generali sono iniziati da tre settimane: dopo una prima fase di assemblee interprovinciali, si è passati al confronto regionale. La fase conclusiva è in programma il prossimo weekend, ma solo l’assemblea finale di domenica sarà aperta al pubblico e trasmessa in streaming. In parallelo è previsto un confronto tra i delegati scelti per rappresentare le singole Regioni (i cui nomi non sono ancora stati diffusi): saranno loro a lavorare ai documenti finali che poi saranno posti in votazione sulla piattaforma Rousseau. La prima fase in vista del prossimo weekend è appunto la votazione dei candidati per la sessione finale: “La votazione sarà su base nazionale e ogni iscritto potrà esprimere un numero massimo di 3 preferenze”, si legge sul Blog delle stelle. “Su decisione del Capo Politico, dopo la votazione, saranno resi noti esclusivamente i nomi dei trenta candidati più votati, in ordine alfabetico e senza indicazione del numero di preferenze ricevute. Dopo l’elezione dell’organo di direzione del Movimento 5 Stelle saranno resi noti tutti i risultati della votazione con indicazione delle preferenze ricevute, che sino ad allora saranno depositati e custoditi presso due notai”.

I partecipanti all’assemblea finale saranno in tutto 305 ripartiti in tre gruppi: gli attivisti “semplici”, poi i parlamentari, europarlamentari e consiglieri regionali e quindi i sindaci e i rappresentanti a livello municipale e comunale. Anche i tavoli di confronto saranno tre. Si parlerà dell’agenda politica per ridefinire i temi al centro delle battaglie politiche nei prossimi anni. Altro tema sarà l’organizzazione e la struttura del M5s con la decisione se arrivare ad una leadership condivisa e se assumere o meno una struttura simile a quella di un partito. Infine i principi base e le regole del Movimento come l’apertura ad alleanze con altri partiti e la sorte del tetto ai due mandati. Proprio la questione dei tre mandati sembra allo stato uno dei temi cruciali anche se di fatto non all’ordine del giorno perché formalmente non affrontata da quasi nessuna delle cosiddette “mozioni” in campo. Fatta eccezione per quella capitanata da Di Battista che nella sua piattaforma ha fatto esplicito riferimento al divieto di derogare al limite dei due mandati, se non per ricandidarsi nel proprio comune di appartenenza. Da questo punto di vista sarebbe lui ad accogliere l’indicazione, arrivata forte e chiara, dai territori che avrebbero dato mandato ai loro delegati a non avallare in alcun modo deroghe a questo principio cardine del M5s.

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