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Ultimo aggiornamento: 14:45 del 16 Ottobre 2020

Di Nicola (M5s): “Nel giornalismo c’è emergenza democratica, editori impuri non interessati al prodotto. Menefreghismo dal Parlamento”

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“Nel sistema dell’informazione c’è un’emergenza democratica: la quasi totalità degli editori dei giornali e tv italiane sono in mano ad imprenditori che non sono interessati ai prodotti editoriali e i giornali sono spesso una semplice articolazione di condizionamento politico e spesso di ricatto politico. Perché, come disse una volta uno di loro, in Italia se non ti fai un giornale non puoi fare l’imprenditore”. Così il senatore del Movimento 5 stelle Primo Di Nicola, vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai, durante una conferenza stampa a sostegno dei giornalisti del Gruppo editoriale Riffeser (Qn, Quotidiano.net, Resto del Carlino, Nazione e il Giorno). I cronisti hanno lanciato un appello per rimettere mano alla legge 416, che disciplina il ricorso ai finanziamenti pubblici per il risanamento delle imprese editoriali, supportato sia dal senatore M5s che dal deputato di Leu, Stefano Fassina, che ha sottolineato: “Non è possibile che lo Stato e le Regioni elargiscano aiuti molto consistenti, senza pretendere dagli editori piani vincolanti di rilancio per il quale hanno ottenuto i finanziamenti”.

“Se uno fa l’editore in modo accessorio, mentre fa guadagni con altre attività, è chiaro che non è interessato al prodotto giornalistico. E con gli schiavi in redazione è del tutto evidente che i piani di rilancio non arrivano”, ha aggiunto Di Nicola, che ha affrontato anche il problema della “schiavitù” tra i collaboratori dei quotidiani che spesso devono realizzare “anche 5 articoli al giorno per arrivare a 20 euro”. E sulla sua proposta contro le liti temerarie ha aggiunto: “Vi racconto anche qui del menefreghismo e della trascuratezza con cui la classe politica, e anche questo Parlamento, continua a seguire i problemi del giornalismo…appena arrivato ho proposto il provvedimento. Era stato calendarizzato il 16 gennaio scorso e misteriosamente – ma nemmeno troppo – scalendarizzato. E oggi, dopo aver perso dieci mesi, è stato ricalendarizzato ma con alcuni condizionamenti. Anche questo è un problema di libertà di stampa”.

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