Sui mercatini di Natale, nel primo Avvento post-covidico, s’è appena aperta, soprattutto nel mondo nord-europeo, una riflessione profonda. Si è fatto notare, per un singolare plauso al divieto di tenere i principali mercatini natalizi in Germania, il cardinale di Colonia, Rainer Maria Woelki, che pure è considerato un elemento moderato e tradizionalista tra i vescovi tedeschi e ha da guidare una diocesi di prim’ordine, con tanto di cattedrale tra le più belle del mondo, che risultava essere, fino a ieri, l’attrazione tedesca più gettonata (sei milioni di visitatori all’anno, cifra record anche su scala europea, dopo il Louvre, il bazar di Istanbul e San Pietro a Roma).

Rainer Maria Woelki ha spiegato piatto piatto che questo provvedimento di chiusura dei mercatini a seguito dell’emergenza sanitaria offre ai cattolici una “grande opportunità” per riportare l’attenzione sul valore religioso dell’Avvento e imbastire programmi ad hoc, anche al di fuori delle chiese, “per entrare in questo vuoto” che si è aperto. Non c’è da stupirsi: pur somigliando vagamente, per via anche solo degli occhialini, al teologo protestante Dietrich Bonhoeffer che invitava i cristiani a tener fuori il discorso cristiano dalle cose ultime (“Dio non è un tappabuchi”), Woelki sembra incarnare un’interpretazione ben diversa del modo di vivere la fede ai tempi del Covid.

Di recente, tra l’altro, a proposito del delicato dibattito sinodale che sta infuriando nella chiesa tedesca, Woelki aveva dichiarato: “Mi ha irritato il fatto che il documento di riflessione sulla pandemia da coronavirus proposto da tre teologi sarebbe dovuto servire per muovere guerra al cosiddetto clericalismo e – facendo ricorso a un concetto del filosofo e sociologo francese Michel Foucault – al “potere pastorale del clero”. Trovo che un simile flusso di parole e di pensieri non renda giustizia né al Vangelo né alle domande esistenziali degli uomini davanti alla malattia e alla morte”.

Da parte sua anche Papa Francesco continua a esercitare il suo magistero alla faccia degli allievi di Foucalt oltre che dei tradizionalisti, magari per ripetere che bisogna cogliere l’opportunità di sconfiggere con il “piccolo virus” del Covid anche “i grandi virus umani e socioeconomici” delle diseguaglianze. La posizione del Papa non è affatto distante da quanto sostiene Woelki, e comunque entrambi si mostrano indifferenti al grido di dolore commercianti di mezzo nord-Europa.

La questione natalizia tocca molto da vicino anche le nostre province autonome di Trento e soprattutto di Bolzano, dove per ora ci si è orientati a continuare nell’organizzazione dei mercatini, prevedendo forti limitazioni, per esempio alle bancarelle alimentari. Viceversa, si sono già chiamate fuori molte associazioni che organizzavano mercatini su base volontaria e a prevalente scopo di beneficenza, da Laives a San Giacomo.

Non mancano le polemiche, come dopo una presa di posizione del sindacato autonomo altoatesino Asgb contro gli eccessivi rischi sanitari per i lavoratori. Del resto, basta dare un’occhiata anche solo all’interessante esposizione del Touriseum di Merano per vedere i filmati dei proverbiali assembramenti di pullman e persone in occasione dei principali mercatini natalizi.

Le decisioni che verranno prese nei prossimi giorni in proposito sono delicatissime perché si rischia, in un modo o nell’altro, un’eventuale falsa partenza, dell’intera stagione invernale. Parliamo di una regione italiana tra le più ricche d’Europa, con città come Trento e Bolzano dove quasi un terzo del giro d’affari è garantito dal comparto del turismo, che già quest’estate, pur con un agosto da numeri record, ha dovuto fare i conti con flessioni significative. Per non dire, poi, dei problemi ulteriori legati all’arrivo di manodopera stagionale da fuori Italia.

In occasione della vendemmia e della raccolta delle mele è stata inventata addirittura la “quarantena lavorativa” per gli indispensabili migranti temporanei dalla Romania, cioè non si consentiva loro per quindici giorni nessuna possibilità di uscire dalle stesse aziende agricole. Ma sarebbe molto difficile applicare regole simili per chi viene chiamato a stare dentro a un banchetto di cineserie o in un negozio di noleggio di sci, negli alberghi piuttosto nelle cucine dei ristoranti. Sono questioncelle, certo, tanto più oggi, come dice il cardinal Woelki: “Credo che il problema di Dio per molta gente proprio ora nei tempi del coronavirus costituisca una domanda molto importante”. Già.

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