I dati dei nuovi contagi (+1.071 nelle ultime 24 ore) sembrano presagire il peggio – riportando le lancette dell’Italia al 12 maggio – anche se calano le terapie intensive e gran parte dei casi sono imputabili a controlli che prima non venivano effettuati. Al netto dei distinguo, i numeri ieri hanno generato una serie di reazioni, dal braccio di ferro Sardegna-Lazio sui tamponi nei porti all’ipotesi del governatore Vincenzo De Luca di chiudere la Campania a fine agosto (bocciata da Zaia e Bonaccini). Ma oggi il governo, in diverse interviste rilasciate ai quotidiani, assicura che non ci sarà più alcun lockdown. Il ministro della Salute Roberto Speranza chiede di “mantenere la calma” e spiega a Repubblica che “il nostro Paese non si trova nelle condizioni di dover attivare queste misure”. La media delle persone infette nell’ultima settimana, ricorda, si è abbassata a trent’anni. “Questo vuol dire che molti non hanno nemmeno bisogno di cure. E infatti non ci troviamo di fronte a una emergenza ospedaliera. I reparti di terapia intensiva sono lontani dal pericolo di saturazione vissuto qualche mese fa”. A chi gli contesta il rischio che poi il virus dai ragazzi possa diffondersi in famiglia, chiarisce che “dobbiamo affrontare questa fase rialzando il livello di attenzione sui comportamenti individuali. Sono questi che ci ha fatto piegare la curva in primavera. Mascherine, distanziamento e lavaggio delle mani”.

Misure rese ancora più indispensabili in vista della riapertura delle scuole. “Un banco di prova”, lo definisce Speranza, sottolineando che “un Paese democratico ed evoluto non può fare a meno di un bene primario per le generazioni più giovani. La scorsa settimana abbiamo chiuso di nuovo le discoteche, abbiamo introdotto l’obbligo di mascherina nelle ore serali. Ma alla discoteca si può rinunciare. All’istruzione no”. Nel corso del colloquio con la stampa, il titolare della Sanità conferma anche di aver sentito i suoi omologhi in Spagna e Francia. Loro “stanno gestendo l’impennata senza ricorrere a nuove misure di contenimento, tengono la situazione sotto controllo. A maggior ragione non va verso un lockdown nazionale l’Italia che ha un quarto dei contagi”. In Europa, spiega, è condivisa l’idea che “non avremo questa ricaduta, quanto più riusciremo a tenere in salvaguardia gli anziani e i più fragili”. Inoltre, per fare “una zona rossa deve esplodere un territorio. E non lo vedo. Vedo una diffusione e non un’esplosione”. Come ulteriore arma contro i contagi il ministro punta a rilanciare pure l’app Immuni: “Stiamo organizzando una campagna di comunicazione per spiegare ai cittadini che registrarsi su quella piattaforma è una garanzia per ognuno di noi”.

Concetti ribaditi anche dal sottosegretario alla Salute Sandra Zampa in un’intervista al Corriere. “Nessun Paese si può permettere di chiudere tutto insieme, lo abbiamo visto. L’assenza di divieti attribuisce ai cittadini ancora maggiore responsabilità”. A suo parere non è previsto alcun nuovo lockdown, né “il blocco di intere Regioni. Diverso è circoscrivere un focolaio o zone ristrette”, aggiunge. E fa appello ai governatori sul territorio: “La stagione da vivere all’aria aperta sta finendo e ci aspettano mesi in ambienti chiusi che favoriscono la trasmissione del virus. Dunque attenzione. Invito i presidenti di Regione a non sentirsi criminalizzati, vittime di complotti“. E sulla scuola dice: “È una sfida gigantesca che speriamo di vincere senza dover tornare indietro come altri Paesi (in Germania oltre cento istituto hanno già richiuso, ndr). La Sanità ha fatto la sua parte”.

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