Le Ferrovie dello Stato si erano mosse in ritardo e quindi sono riuscite a limitare i danni per sè e per i loro clienti. Anche perché hanno potuto contare su carrozze aggiuntive, autobus sostituitivi e una messe di treni in più. Italo invece sta ancora facendo i conti con i biglietti venduti a capienza piena per viaggiare sull’alta velocità dal 31 luglio, che si sono scontrati con il cambio di passo del ministero sulle norme sul distanziamento sociale a bordo.

Sono stati davvero pochi i biglietti che la società pubblica dei trasporti su rotaie aveva venduto prima del d-day, dal momento che Fs aveva iniziato le vendite a capienza piena solo nelle 24 ore precedenti alla scadenza inzialmente prevista per la decadenza delle norme sul distanziamento sociale poi ripristinate. E così, anche grazie a un’offerta più ampia del concorrente privato, all’aggiunta di 36 frecce nel weekend dell’1 e 2 agosto, alla possibilità di allungare i convogli con carrozze in più, di inserire degli autobus tra una tratta coperta e l’altra e di vincoli di conto economico più elastici, il gruppo pubblico ha chiuso “l’incidente” nel giro di pochi giorni offrendo una gamma piuttosto ampia di alternative ai clienti che si sono rivelati in esubero. E la maggior parte di loro ha accettato il cambio invece del rimborso.

Diversamente la compagnia di Italo, Ntv, che si era preparata da tempo per poter ripartire e dare un po’ di fiato ai conti della società messa a dura prova dal lockdown, prima dello stop del ministero in corso d’opera aveva venduto biglietti per una decina di giorni contando sulla capienza piena prevista dal decreto del 14 luglio. E così, dopo aver soppresso 8 treni nelle ore calde dell’ordinanza del ministro Speranza e aver poi aggiunto due corse speciali al giorno tra Milano e Reggio Calabria, ha iniziato a fare i conti con le sorti degli altri passeggeri. Talmente tanti che ancora oggi sta ridistribuendo i posti per riequilibrare il numero di ospiti a bordo e riportare il carico al 45 per cento della capienza da qui a dopo ferragosto.

In totale i posti da ridistribuire nel mese di agosto sono circa 20mila. Metà dei quali prima di ferragosto. E così a un viaggiatore su due può capitare di ricevere un messaggio o una telefonata per la proposta del cambio. Poi naturalmente potrà anche chiedere una corsa diversa e/o farsi rimborsare il biglietto. E se per il consumatore poco cambia tra soppressione del treno e cambio di viaggio, per la compagnia c’è una differenza sostanziale: nel primo caso il fatturato ne risente e il cliente passa alla concorrenza con i soldi del rimborso, nel secondo riduce il danno. L’85% dei passeggeri, garantiscono in ogni caso da Ntv, viene collocato su un treno che viaggia lo stesso giorno che era stato scelto originariamente. Al 10% circa viene proposto uno slittamento di un giorno, mentre il salto di due giorni è un’eventualità rarissima.

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