“Le linee di intervento tracciate nel Pnr sono coerenti con le principali debolezze strutturali del Paese, individuano obiettivi da tempo al centro del dibattito di politica economica“, cioè modernizzazione, transizione ecologica, inclusione sociale e parità di genere. Ma “non sempre i dettagli forniti sono tali da consentire la formulazione di un giudizio compiuto“. Dopo i rilievi della Corte dei Conti, anche Bankitalia – in audizione sul Programma nazionale di riforme e la nuova richiesta di scostamento dagli obiettivi di deficit – evidenzia che nel Pnr mancano informazioni su come attuare le riforme annunciate. Dettagli che andranno ovviamente inseriti nel Recovery plan da presentare a Bruxelles. La diagnosi è condivisa dall’Ufficio parlamentare di bilancio, secondo cui “il Pnr non sembra cogliere l’occasione per individuare alcune priorità strategiche sulla base delle quali predisporre in autunno il Piano di ripresa e resilienza in modo da concentrare le risorse del dispositivo europeo su aree di intervento ritenute fondamentali”.

“Progetti concreti da realizzare senza ritardi. Più spesa e meno imposte non bastano” – “Per il nostro paese inizia ora un percorso tutt’altro che agevole”, ha sottolineato il Capo del Servizio Struttura economica di via Nazionale Fabrizio Balassone. “Andranno delineati in tempi rapidi progetti di investimento e di riforma lungimiranti, concreti e dettagliati; soprattutto tali progetti andranno attuati senza ritardi e inefficienze. È la condizione per garantire l’effettivo accesso ai finanziamenti previsti dal Next Generation EU, per rilanciare la crescita e la produttività dell’economia italiana”. Occorre “uno sforzo straordinario nell’attività di programmazione e una capacità di realizzazione che non sempre il Paese ha mostrato di possedere” e “l’impatto sull’economia dipenderà anche dal miglioramento del contesto in cui si svolge l’attività di impresa. Sarebbe rischioso assumere che incrementi di spesa e riduzioni di imposte possano automaticamente tradursi in una crescita economica sostenuta e duratura senza un impegno continuo per il miglioramento della qualità dell’azione pubblica”.

“La Ue ha mostrato buonsenso, non avrei timore di richieste irragionevoli” – A proposito del rapporto con la Ue, Balassone in audizione ha gettato acqua sul fuoco rispetto al rischio che le istituzioni europee chiedano aggiustamenti nel segno dell’austerity quando il patto di stabilità sospeso a marzo a causa del Covid tornerà in vigore. “Non sappiamo ancora quando sarà disattivata la clausola di salvaguardia del Patto” ma “credo che finora le istituzioni europee abbiano mostrato molto buonsenso a questo riguardo, non avrei timore di richieste irragionevoli. Certo – ha osservato – stiamo accumulando tanto debito, questa è una preoccupazione, proprio per questo bisogna che le risorse vengano impiegate per fare ripartire il motore dell’economia, il rapporto debito-Pil si abbatte se riparte la crescita”.

“Nuova linea di credito del Mes è senza condizionalità” – A una domanda sulla nuova linea di credito del Mes, poi, ha risposto: “Lo strumento che abbiamo oggi ha una struttura completamente diversa: non ci sono condizionalità come quelle dei programmi tradizionali. La condizionalità è nell’impiego: serve per le spese sanitarie”. E a chi gli chiede cosa succederebbe se non fossimo in grado di ripagare il debito risponde: “Io credo che dovrebbe essere l’ultima preoccupazione, perché se non riusciamo a ripagarlo vuol dire che la situazione si è decisamente aggravata e che la preoccupazione dovrebbe essere quella piuttosto che le richieste sul Mes”.

Ufficio di bilancio: “Un quarto degli ammortizzatori a imprese senza cali di fatturato” – Il debito senza dubbio preoccupa visto che, stando ai calcoli del presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio Giuseppe Pisauro – anche lui audito nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato – “con lo scostamento di cui si richiede l’autorizzazione potrebbe superare il 160 per cento del PIL“. Pisauro ha anche fatto il punto sulle misure messe in campo dal governo finora contro l’impatto economico del coronavirus. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, “call’incrocio dei dati del monitoraggio dell’Inps con quelli della fatturazione elettronica dell’Agenzia delle entrate nel primo semestre del 2020 rispetto al primo semestre del 2019 emerge che se circa un terzo delle ore di Cig, Cig in deroga e Fondi della bilateralità è stato utilizzato da imprese con perdite di fatturato superiori al 40 per cento, oltre un quarto delle ore è stato tirato da imprese che non hanno subito alcuna riduzione“.

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