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Ex Ilva, ArcelorMittal indagata per truffa ai danni dello Stato: “Chiese cassa integrazione ma proseguì le attività durante il lockdown”

Ex Ilva, ArcelorMittal indagata per truffa ai danni dello Stato: “Chiese cassa integrazione ma proseguì le attività durante il lockdown”
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La procura di Genova indaga ArcelorMittal (il gruppo franco indiano che gestisce gli stabilimenti ex Ilva di Taranto, Genova e Novi Ligure) per truffa ai danni dello Stato dopo l’esposto della Fiom Genova contro Arcelor Mittal che aveva chiesto, durante il lockdown, la cassa integrazione per i dipendenti. Per la Fiom sarebbe stato un uso illegittimo perché l’azienda aveva ottenuto anche la deroga per continuare a lavorare anche nei mesi di blocco. Il procuratore aggiunto Francesco Pinto ha delegato il nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza, guidato dal colonnello Maurizio Cintura. Il sito siderurgico di Genova ha una capacità produttiva di 1,5 milioni di tonnellate l’anno. Lo scorso 3 agosto ArcelorMittal aveva annunciato la richiesta di altra Cassa Integrazione per tutti i dipendenti del gruppo in attesa della proroga della Cig per Covid.

Il segretario della Fiom Bruno Manganaro aveva evidenziato come Mittal avesse messo i lavoratori in cassa-covid subito dopo aver chiesto con due lettere formali alla Prefettura la ripartenza, in deroga alla normativa sul lockdown, di due linee di produzione, la banda stagnata e la linea di zincatura 3. La riapertura era stata concordata con i sindacati dopo la sanificazione e la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro ed era stata chiesta dall’azienda per poter rispondere agli ordini che arrivavano anzitutto dalla filiera alimentare. L’inchiesta mira a capire se ArcelorMittal, nonostante la richiesta di produzione in deroga, si sia trovata poi nella condizione oggettiva di non poter produrre, oppure abbia approfittato della cassa-Covid ottenendo quindi finanziamenti pubblici di cui non avrebbe avuto diritto.

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