E’ un sostanziale apprezzamento per l’accordo raggiunto lunedì notte quello contenuto nella risoluzione di maggioranza che verrà votata domani dal Parlamento europeo. L’intesa concordata tra i capi di governo prevede lo stanziamento di 750 miliardi di euro (390 miliardi in forma di trasferimenti, 360 come prestiti) per il sostegno all’economia. La risoluzione sottolinea tuttavia anche alcune criticità. “E’ opportuno che alcuni aspetti dell’accordo vengano discussi”, spiega al Fattoquotidiano.it l’europarlamentare del Pd Pierfrancesco Majorino. “Non si tratta di una bocciatura, chiarisce Majorino, ma di un invito a perfezionare alcuni elementi dell’intesa”. In particolare, fa notare il parlamentare, “sarebbe paradossale che nel momento stesso in cui si rafforza la solidarietà tra gli Stati, vengano ridimensionate le risorse su cui la Commissione può contare autonomamente”. Da qui, l’invito contenuto nella risoluzione, per una una calendarizzazione più puntuale dell’entrata in vigore delle tasse che serviranno per rafforzare la dotazione della Commissione, che dovrà anche gestire parte degli oneri legati ai maxi prestiti che contrarrà direttamente sui mercati.

Se la plastic tax sugli imballaggi non riciclabili dovrebbe entrare in vigore già all’inizio del prossimo anno, più incerte sono le tempistiche per la rimodulazione del mercato dei diritti di emissione di Co2 e, in particolare, per la digital tax sui colossi del web e per un’ipotetica tassa sulle transazione finanziarie. Su questo punto interviene anche il presidente del Parlamento europeo David Sassoli che in conferenza stampa a Bruxelles ha detti “è importante che ci sia un calendario preciso per avere almeno due nuove risorse proprie nel 2021”. Più in generale Sassoli ha affermato di “guardare con grande soddisfazione alla visione che esce confermata da parte del Consiglio, quella di una risposta comune”.

I TAGLI A RICERCA E TRANSIZIONE VERDE E Un’altra criticità evidenziata nel documento riguarda la riduzione delle risorse destinate a specifici capitoli di spesa. Rispetto alla proposta iniziale della Commissione UE, su cui si sono svolte le trattative, il fondo “Horizon” per la ricerca scende ad esempio da 13,5 a 5 miliardi di euro; il “Just Transition Fund” destinato alle riconversioni verdi (da cui potrebbero arrivare fondi anche per l’ex Ilva) si riduce da 30 a 10 miliardi. “I singoli Stati potranno poi decidere di ribilanciare questi tagli, allocando i fondi che ricevono in base alle loro priorità, osserva Majorino. “ Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha già detto che il governo si muoverà in questa direzione, senza ridurre le dotazioni per transizione verde, scuola o ricerca, continua Majorino che conclude, ho piena fiducia nelle dichiarazioni di Conte ma quello che si farà a Bruxelles è un ragionamento più generale, al di là dei casi specifici di singoli stati”.

LAGARDE PROMUOVE L’ACCORDO – Soddisfatta con qualche riserva, infine, anche la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde che intervistata dal Washington Post ha affermato “L’accordo poteva essere migliore, con una quota di aiuti più ampia rispetto ai prestiti. Ma si tratta di una soluzione ragionevole che rappresenta un buon equilibrio. E’ un progetto molto ambizioso. Una chiara dimostrazione di solidarietà verso chi ne ha più bisogno”.

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