Centotré testimone da ascoltare in vista del “processo” di Luca Palamara. È lunga la lista dei testi che la difesa del pm sotto inchiesta, rappresentata all’avvocato Stefano Giaime Guizzi, ha chiesto di audire alla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura. La citazione è stata chiesta in vista dell’udienza disciplinare del magistrato diventato simbolo del “caso nomine“.

Proprio in previsione dell’udienza disciplinare di Palamara nei giorni scorsi il Consiglio superiore della magistratura ha approvato il “potenziamento” della sezione disciplinare. La misura serve a far fronte all’aumento dei procedimenti disciplinari e al problema delle incompatibilità: molti dei magistrati che dovranno essere processati dal tribunale interno delle toghe, infatti, conoscono o hanno avuto rapporti con componenti del Csm. Che dovranno astenersi: da qui la necessità di allargare il numero dei supplenti: da 10 a 14 (3 togati e un laico).

Nel lungo elenco di testi chiesti da Palamara ci sono ex ministri, politici, magistrati e uomini vicini al Quirinale. Dall’ex ministro della Giustizia e vicesegretario del Pd Andrea Orlando, al magistrato e scrittore Gianrico Carofiglio, ai presidenti emeriti della Consulta, Cesare Mirabelli e Giovanni Maria Flick. E poi ancora l’ex ministro della Difesa Roberta Pinotti, l’ex senatrice Anna Finocchiaro, l’attuale vicepresidente di Palazzo dei Marescialli David Ermini e gli ex Michele Vietti e Giovanni Legnini, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero De Raho, i pm romani Domenico Ielo, Sergio Colaiocco, Luca Tescaroli, l’ex presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri.

E ancora il giudice Gaspare Sturzo, l’ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio (che si è dimesso in seguito al caso nomine). A causa delle intercettazioni captate dal trojan installato nel telefonino di Palamara si sono dovuti dimettere dal Csm pure Gianluigi Morlini, Antonio Lepre, Corrado Cartoni. Palamara ha citato anche il procuratore di Palermo, Franco Lo Voi, l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi, l’ex vicepresidente del Senato Nicola Mancino.

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