Monsignor Georg Ratzinger, il fratello maggiore di Benedetto XVI, morto a 96 anni, rischia di passare alla storia come un grande chiacchierone. Non certo in senso negativo, ma come una persona che non riesce a tenersi alcun segreto. Eppure, nonostante la grande loquacità anche mediatica del fratello maggiore, Benedetto XVI volle rivelare anche a lui, diverso tempo prima di renderla pubblica e definitiva, la sua decisione di dimettersi.

Monsignor Georg almeno quella volta riuscì a non svelare nulla in anticipo, anche perché il Papa tedesco lo aveva vincolato al segreto della confessione. Ma dopo l’annuncio choc di Benedetto XVI, il fratello maggiore commentò pubblicamente quella storica decisione.

Dopo San Giovanni Paolo II che fu eletto al soglio di Pietro, il 16 ottobre 1978, senza più nessun parente stretto in vita, Benedetto XVI quando fu chiamato a succedere al Papa polacco, il 19 aprile 2005, aveva ancora il fratello maggiore. Al quale l’elezione del 78enne decano del Collegio cardinalizio non piacque per nulla. I media avevano cercato l’anziano ex direttore del coro dei Passeri del duomo di Ratisbona già alla vigilia del conclave.

“La gente e i giornalisti – ha raccontato monsignor Georg Ratzinger – mi chiedevano continuamente se mio fratello sarebbe diventato Papa. La mia risposta era sempre la stessa: ‘No di certo!’. Il conclave non avrebbe mai scelto un uomo di 78 anni. La situazione era diversa con Giovanni XXIII, perché il suo predecessore, Pio XII, negli ultimi cinque anni non aveva convocato nessun concistoro e non aveva nominato nuovi cardinali. In quel periodo il sacro collegio era formato da prelati anziani ed era quindi inevitabile che venisse scelto un candidato piuttosto vecchio che comunque, a 76 o 77 anni, era più giovane di quanto lo fosse Joseph nel 2005. Ora, invece, i membri erano molto numerosi. Tra loro c’erano persone di grande talento di tutte le età, quindi la scelta era molto ampia. Di conseguenza ero convinto che il nuovo Santo Padre sarebbe stato più giovane di Joseph”.

Ovviamente monsignor Georg Ratzinger seguì tutte gli eventi di quel conclave. “Ho assistito in diretta – ha raccontato il prelato – al momento dell’Habemus Papam. Mi chiamò un giornalista dicendomi che a Roma c’era stata la fumata bianca; voleva sapere se ne sapevo qualcosa di più. No – risposi sinceramente – non so nulla. Poi accesi il televisore e appresi la notizia come tutti gli altri”.

E fu così che seppe che il fratello minore era stato eletto Papa: “Aveva davvero detto Ratzinger! Sinceramente devo dire che in quel momento mi sentii scoraggiato, abbattuto. Per lui era una grande sfida, un impegno gravoso, pensavo tra me, ed ero seriamente preoccupato. Non vedevo né gli onori, né gli aspetti positivi, ma soltanto la fatica e il peso che quell’incarico significava per mio fratello, un impegno che gli avrebbe richiesto enormi sforzi.

Ero anche triste perché forse non avrebbe più avuto tempo per me. Così quella sera andai a dormire un po’ depresso. A partire da quel momento e fino al pomeriggio successivo il telefono non smise mai di suonare, ma rimanevo indifferente. Non risposi, semplicemente. Andate tutti al diavolo! – pensai”.

E Benedetto XVI? “Non lo chiamai nemmeno. Mi dissi che comunque non sarei riuscito a contattarlo, aveva già così tante persone intorno che volevano qualcosa da lui. Il mattino dopo mi cercò lui, o meglio, voleva farlo, ma siccome a casa mia l’apparecchio che squillava continuamente mi dava sui nervi, non andai a rispondere. ‘Continua pure a suonare, non mi importa‘, mi ripetevo, ma invece era lui! Alla fine rispose la signora Heindl, la mia governante, e così parlò prima con lei che con me! Naturalmente rimase sconvolta scoprendo che a chiamare così insistentemente era proprio il Santo Padre.

Se ricordo bene, quella volta non me lo passò nemmeno, non so neanche perché. Riuscimmo a comunicare solo molto tempo dopo. Grazie a Dio ora in soggiorno ho un secondo telefono. Me l’ha procurato un conoscente quando ha visto che vengo chiamato da molte persone e in alcuni casi non rispondo quando telefona mio fratello. Il numero della nuova linea lo conosce soltanto Joseph. Quando quell’apparecchio suona so che è lui, il Papa. Allora però non ce l’avevo ancora”.

“Quando ci sentimmo – aggiunse monsignor Georg Ratzinger – sembrava di nuovo tranquillo. Mi raccontò, però, che la sua elezione era stata come un fulmine a ciel sereno. Non era prevedibile, era successo tutto così in fretta durante la votazione che era evidente l’azione dello Spirito Santo. Non esitò ad abbandonarsi alla sua volontà, riconoscendo che era anche il volere di Dio”.

Era cambiato? “Era uguale a prima, e anche oggi è così. L’azione dello Spirito Santo è limitata alla sua attività ufficiale, ma come uomo è sempre lui. Non si sforza, non cerca di fingere. Vuole soltanto essere se stesso e non desidera rivestire un ruolo o portare una maschera, come forse fanno altri”.

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