È morto monsignor Georg Ratzinger, il fratello maggiore di Benedetto XVI. Il prelato si è spento all’età di 96 anni nella sua abitazione di Ratisbona. Recentemente, il 18 giugno 2020, il Papa emerito era andato a trovarlo in Baviera per poterlo salutare per l’ultima volta. Un viaggio durato appena quattro giorni, ma tanto desiderato da Ratzinger che non saliva più su un aereo dal settembre del 2012. Benedetto XVI, informato delle gravi condizioni di salute del fratello maggiore a cui è sempre stato legatissimo, non aveva voluto restare nella residenza nella quale abita da quando ha lasciato il pontificato, il Monastero Mater Ecclesiae nei Giardini vaticani. In quell’occasione, il Papa emerito fece anche tappa in alcuni luoghi cari della sua vita: il cimitero di Ziegetsdorf, sulla tomba dove riposano i genitori e la sorella maggiore Maria; e la sua casa di Pentling, alla periferia di Ratisbona. Benedetto XVI trascorse quasi un’ora nell’abitazione dove visse negli anni in cui fu professore di dogmatica all’Università cittadina, dal 1969 al 1977, subito prima della nomina ad arcivescovo di Monaco e Frisinga decisa da San Paolo VI che lo creò anche cardinale. La casa, nella quale Ratzinger avrebbe voluto ritirarsi dopo la morte di San Giovanni Paolo II per godersi la pensione se il conclave del 2005 non lo avesse eletto Papa, è ora sede dell’Istituto Benedetto XVI nel quale si conserva la sua eredità teologica.

Georg e Joseph Ratzinger, nati con soltanto tre anni di differenza, sono sempre stati inseparabili. Sono stati ordinati sacerdoti lo stesso giorno, il 29 giugno 1951, nel Duomo di Frisinga. Le loro passioni li hanno, però, portati su strade molto diverse: Georg grande musicista e direttore per 30 anni, dal 1964 al 1994, del celebre coro dei Passeri del duomo di Ratisbona; Joseph teologo, arcivescovo di Monaco e Frisinga, cardinale, prefetto della Congregazione per la dottrina delle fede, Papa e poi Papa emerito. Ma anche Benedetto XVI ha sempre condiviso l’amore per la musica, in particolare quella classica e quella liturgica, del fratello maggiore, suonando benissimo anche da Pontefice il pianoforte. Strumento che non ha lasciato nemmeno dopo le dimissioni portandoselo con sé nel Monastero Mater Ecclesiae. Quando nel 2008 la città di Castel Gandolfo volle conferire la cittadinanza onoraria a monsignor Georg Ratzinger, Benedetto XVI affermò: “Dall’inizio della mia vita mio fratello è stato sempre per me non solo compagno, ma anche guida affidabile. È stato per me un punto di orientamento e di riferimento con la chiarezza, la determinazione delle sue decisioni. Mi ha mostrato sempre la strada da prendere, anche in situazioni difficili”.

Nato a Pleiskirchen, in Baviera, il 15 gennaio 1924, Georg Ratzinger iniziò a suonare l’organo nella chiesa parrocchiale fin da quando aveva 11 anni. Nel 1935 entrò nel seminario minore di Traunstein, ma nel 1942 venne arruolato nelle Reichsarbeitsdienst e in seguito nella Wehrmacht con la quale combatté anche in Italia. Catturato dagli Alleati nel marzo 1945, restò prigioniero a Napoli per alcuni mesi prima di essere rilasciato e di poter fare ritorno in famiglia. Nel 1947, assieme al fratello Joseph, entrò nel seminario Herzogliches Georgianum di Monaco di Baviera. Il 29 giugno 1951 entrambi i fratelli, insieme a una quarantina di altri compagni, vennero ordinati sacerdoti dal cardinale Michael von Faulhaber. Dopo essere diventato maestro di cappella a Traunstein, fu nominato direttore del celebre coro della cattedrale di Ratisbona.

Il nome di monsignor Georg Ratzinger, però, non è immune dagli scandali. Proprio durante il periodo in cui fu direttore dei Regensburger Domspatzen, almeno 547 bambini del celebre coro furono abusati. Violenze fisiche e psicologiche commesse da preti e insegnanti e avvenute tra il 1945 e i primi anni Novanta. Nel 2010, mentre Benedetto XVI cercava di arginare lo scandalo della pedofilia scoppiato in modo impressionante proprio durante l’anno sacerdotale da lui indetto, il fratello Georg ammise, tra lo stupore generale, di aver dato qualche volta dei ceffoni ai bambini del suo coro. Ma monsignor Ratzinger non si fermò qui, rivelando anche che dai piccoli allievi aveva saputo che il rettore del convitto nel quale vivevano li picchiava sistematicamente con estrema durezza, imponendo loro anche delle punizioni corporali del tutto immotivate.

“Io ero felice a ogni prova del coro – raccontò allora monsignor Georg – ma devo ammettere che spesso diventavo depresso, perché non raggiungevamo i risultati che volevo. E all’inizio io ho spesso distribuito schiaffi, anche se poi mi rimordeva la coscienza per averlo fatto”. Il fratello maggiore di Benedetto XVI precisò “di non aver mai picchiato nessun ragazzo fino a procurargli lividi o lesioni”. I ragazzi – proseguì monsignor Georg – “mi hanno raccontato cosa succedeva al convitto. Sapevo che il rettore dava loro schiaffi molto violenti e anche che lo faceva per motivi molto futili”. Ma il fratello maggiore di Ratzinger si giustificò dicendo che il convitto era un’istituzione indipendente, quindi egli, come maestro del coro, non aveva l’autorità di denunciarlo. E comunque non seppe mai di abusi sessuali. In ogni caso, precisò ancora monsignor Georg, “io fui molto felice, mi sentii sollevato quando nel 1980 furono vietate le punizioni corporali. Anch’io, da piccolo, presi dei ceffoni”.

Georg Ratzinger era un uomo schietto e poco avvezzo alla diplomazia. Non ha mai nascosto di non aver esultato per l’elezione del fratello: “Devo ammettere che non me l’aspettavo e sono rimasto un po’ deluso. Dati i suoi gravosi impegni, ho capito che il nostro rapporto si sarebbe dovuto ridimensionare notevolmente. In ogni caso, dietro la decisione umana dei cardinali c’è la volontà di Dio e a questa dobbiamo dire sì”. Nel 2011, intervistato da una rivista tedesca, monsignor Ratzinger disse: “Se non dovesse più farcela dal punto di vista della condizione fisica, mio fratello dovrebbe avere il coraggio di dimettersi”. E dopo la rinuncia di Benedetto XVI aggiunse: “L’età si fa sentire. Mio fratello desidera più tranquillità nella vecchiaia”.

Twitter: @FrancescoGrana

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