Adesso abbiamo pure gli “esodati” del pallone. È l’ultimo effetto collaterale del coronavirus: la stagione non è ancora finita, prolungata a oltranza fino a fine agosto, per concludere questo inutile campionato e salvare i conti dei club. Ma intanto i contratti dei calciatori sono scaduti il 30 giugno, e non tutti sono stati rinnovati.

È quello che sta succedendo a Livorno: la squadra del presidente Spinelli, ultimissimo in classifica, virtualmente già retrocesso a -15 dalla zona playout, ha deciso di risparmiare e risolvere il contratto di ben 10 calciatori, fra cui il capocannoniere Marras e diversi elementi di spicco. Alle dipendenze di mister Filippini resta un manipolo di titolari più qualche ragazzino della primavera. Risultato: gli amaranto domenica sono scesi in campo tenuti in piedi dai cerotti e hanno perso 2-1 a Trapani, nemmeno demeritando troppo. Nelle prossime settimane non potrà che andare peggio e aumenteranno le recriminazioni della Juve Stabia, che pochi giorni fa, contro il Livorno a ranghi completi e non ancora decimato, ha perso punti forse decisivi per la salvezza.

Quello del Livorno è un caso limite ma non è l’unico. In Serie A in una situazione simile si trova il Brescia di Massimo Cellino, dove all’affaire Balotelli si è aggiunto il ritiro di Matri e lo svincolo di Romulo: sono tre dei quattro giocatori più pagati in rosa, è piena smobilitazione. E i risultati si vedono in campo. Nel suo piccolo anche il Cagliari ha rispedito al mittente il portiere Olsen (tornato alla Roma per fine prestito) e “tagliato” Cacciatore. Il problema si pone persino in Europa, ai massimi livelli. Il Chelsea ha acquistato dal Lipsia Timo Werner e l’attaccante tedesco ha deciso di aggregarsi al suo nuovo club già in estate, per accelerare i tempi di ambientamento: così, però, il Lipsia lo perderà per la Champions. È lo stesso rischio che corre l’Inter con Sanchez e Moses, concessi in prestito da Manchester United e Chelsea fino alla prima settimana di agosto, non oltre: Conte non potrà schierarli in Europa League.

Inutile additare Spinelli o Cellino, prendersela con quei cattivoni del Manchester o del Chelsea. Non è colpa dei club. In questo generale lassismo, ognuno pensa solo ai propri interessi. Perché una squadra già retrocessa dovrebbe sobbarcarsi due mesi in più di stipendio. Perché un grande club dovrebbe rinforzare una diretta concorrente nel folle barrage europeo di fine agosto. Se nessuno glielo impone, ovvio. E il punto è proprio questo. La responsabilità di questo caos ricade sulla Fifa, che se n’è lavata le mani pubblicando delle semplici linee guida su una questione così delicata, e a catena sulle Federazioni, che non hanno preso nessun provvedimento dirimente.

Si vuole prolungare la stagione fino a fine agosto, per concludere le competizioni? Bene, ma allora andavano prolungati obbligatoriamente pure i contratti. E pazienza per la spesa, i due mesi in più di stipendio da pagare: è il calcio che ha voluto riprendere, se ne sobbarchi i costi. Al massimo sarebbe toccato a Lega o Federazione costruire dei fondi di solidarietà per aiutare i club. Invece liberi tutti. I padroni del pallone si sono preoccupati solo ed esclusivamente di riprendere il campionato, per incassare i soldi dei diritti tv e tutelare i propri interessi economici, ma non hanno pensato a garantirne la regolarità delle competizioni. Tanto, erano già abbondantemente falsate.

Twitter: @lVendemiale

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