Il direttore delle Entrate Ernesto Maria Ruffini – tornato quest’anno al vertice dell’Agenzia dopo che il governo gialloverde lo aveva sostituito – è convinto che per cambiare verso basti volerlo: “Credo che il Parlamento e il governo possano accettare la sfida di dimezzare l’evasione fiscale nel giro di una legislatura, 5 anni”, ha detto in audizione nella commissione Finanze della Camera. Per farlo basta “chiudere il perimetro dell’innovazione tecnologica, della trasmissione e valorizzazione dei dati”, ha garantito. Ma l’utilizzo “preventivo e persuasivo” dei dati è solo una parte della soluzione indicata dalla Corte dei Conti. Secondo cui occorre anche estendere l’obbligo di fatturazione elettronica ai contribuenti in regime forfettario (quelli che stanno sotto il tetto dei 65mila euro di ricavi e hanno potuto optare per la flat tax) ed è indispensabile mettere in campo “una diversa modalità realizzativa dell’attività di controllo fiscale”. Le Sezioni riunite non sembrano sperarci, a dire il vero: “Al miglioramento della qualità dell’azione di accertamento non si accompagnerà con ogni probabilità un significativo incremento numerico delle posizioni controllate”, scrivono, “a causa dei limiti operativi nei quali versa oggi l’Amministrazione”. Che all’1 gennaio poteva contare su “appena 174 dirigenti (pari al 32% della dotazione organica ridotta)” in attesa che si concluda il concorso per reclutarne altri. Assunzioni previste non prima della seconda metà del 2021.

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