File lunghe due isolati, con le persone per ore sotto il sole, alcune anche attrezzate con sedie pieghevoli. Il distretto di Gütersloh si è risvegliato così, nel suo secondo giorno di ritorno al lockdown. Il centro diagnostico del centro cittadino è stato preso d’assalto fin dal mattino: tutti in coda per fare il tampone, con gli altoparlanti della polizia a scandire la richiesta di mantenere la distanza di sicurezza. Mentre in Italia arrivano le prime notizie di un focolaio nel magazzino della Bartolini a Bologna e della fuga di alcuni positivi dalla zona rossa di Mondragone, nel distretto di Gütersloh, 361mila abitanti nel land tedesco del Nord-Reno Vestfalia, il ritorno alle norme di isolamento in vigore a marzo è già realtà dalla mezzanotte del 24 giugno.

La Germania ha risposto alla nuova emergenza proprio come allora: tamponi a tappeto, in modo da tracciare il contagio fra tutti i cittadini. Con i test di massa, il governo statale ora vuole ottenere informazioni sulla diffusione del virus entro la fine della settimana. Nel frattempo è stata aperta un’inchiesta per capire cosa sia successo nella sede del mattatoio-focolaio della Tönnies. Rispetto a tre mesi fa però, i quotidiani tedeschi raccontano di una tensione sociale molto più elevata: la polizia pattuglia le strade per garantire il rispetto delle regole ed è prevista una sorveglianza costante intorno alla fabbrica di carne da cui è partito il contagio, per evitare atti di vandalismo. Inoltre, il nuovo lockdown non prevede il divieto di spostamento per i residenti. Ma i vari Länder tedeschi già hanno previsto dei blocchi per chi arriva da Gütersloh, mentre l’Austria ha emesso un’allerta di viaggio per tutti i cittadini del Nord Reno Vestfalia. La preoccupazione è che il contagio si possa estendere al di fuori del distretto.

Il ritorno al lockdown che ha colpito Gütersloh e il vicino distretto di Warendorf, circa 640mila persone in tutto, ha avuto origine dal focolaio nato nel macello appartenente al gruppo Tönnies: oltre 1.550 dipendenti sono stati infettati dal coronavirus. Dopo giorni di incertezza, il primo ministro del Nord-Reno Vestfalia, Armin Laschet (Cdu), ha deciso per la soluzione più drastica: il ripristino dell’isolamento, almeno fino al prossimo 30 giugno. È tornato il divieto di incontrarsi in pubblico fra più di due persone, sono stati chiusi bar, palestre, cinema, teatri, musei, memoriali. È proibito fare sport in luoghi chiusi, così come organizzare pic nic e grigliate anche all’aperto, mentre i ristoranti possono servire solo persone della stessa famiglia.

Rispetto a marzo, è aumentata però l’insofferenza della popolazione rispetto a regole che hanno fatti ripiombare i residenti nella Fase 1 della lotta al Covid. Il reportage del quotidiano Die Zeit racconta il turbamento dei genitori, preoccupati per i loro figli dopo che già una settimana fa erano state chiuse le scuole. La presenza della polizia, dicono i residenti, si è intensificata. E la rabbia per il ritorno delle restrizioni si unisce a quella del rischio di vedere rovinata, dopo la primavera, anche la propria estate: molti abitanti raccontano che le prenotazioni per le loro vacanze sono state annullate. Bassa Sassonia e Baviera, ad esempio, hanno già annunciato che le persone provenienti da quest’area non potranno alloggiare nelle loro strutture.

Anche per questo, come racconta un altro reportage del quotidiano Handelsblatt, in tantissimi sono corsi negli ambulatori cittadini per effettuare i tamponi. Giovedì è il primo giorno in cui è possibile eseguire volontariamente il test, senza doversi registrare. Nel centro di Gütersloh è stato predisposto un centro diagnostico improvvisato. In coda c’è chi spera di essere negativo per poter tornare a lavorare, chi per poter fare visita ai nonni, chi ancora spera così di convincere l’albergo a salvare le proprie ferie estive.

Quel che accomuna tutti è la rabbia nei confronti del gruppo Tönnies. Per primo il sindaco Henning Schulz ha denunciato le cattive condizioni di lavoro del più grande produttore di carne tedesco. Condizioni che hanno favorito il nuovo focolaio di coronavirus: “I miei sentimenti vanno dalla rabbia alla tristezza allo sfinimento. Al momento stiamo facendo il massimo per risolvere la situazione”, ha detto Schulz alla Deutsche Welle. “Sono arrabbiato con l’azienda Tönnies. Sono arrabbiato con il sistema che c’è dietro – ha ribadito il primo cittadino – sono arrabbiato con il sistema di sub-sub-subappaltatori che manca di ogni trasparenza“.

Il quartier generale della polizia di Bielefeld ha istituito una commissione investigativa composta da cinque membri, che ora supporta l’ufficio del pubblico ministero nelle sue indagini. Alla procura sono già arrivate 16 denunce penali. Dopo le prime indagini, un portavoce ha dichiarato che le misure necessarie per evitare il contagio da Covid sono state trascurate. Clemens Tönnies e altri tre amministratori delegati di Tönnies Holding potrebbero essere accusati di violazioni delle norme d’igiene, ma si indaga anche sui disumani alloggi collettivi dove vivano i dipendenti. Intanto per due van della polizia sorvegliano il mattatoio, per evitare che la rabbia dei residenti sfoci in qualche azione dimostrativa.

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