Cultura

Lo Scaffale dei Libri, la nostra rubrica settimanale: diamo i voti e viaggiamo tra il Moresnet, Wuhan, Polignano e il Brasile

di Davide Turrini e Ilaria Mauri

WUHAN - DIAR DI UNA CITTA' CHIUSA - 2/4

“Un granello di polvere che cade dalla massa colossale di un’intera epoca può non rappresentare molto, ma se cade sulla tua testa è come se ti crollasse addosso una montagna”. Cina 2020, regione dell’Hubei, città di Wuhan. Il lockdown di 76 giorni e il diario, giorno per giorno (composto da 59 capitoli), di Fang Fang, una delle voci letterarie cinesi più intense e vibranti degli ultimi decenni, che nella megalopoli travolta dal Coronavirus ha vissuto in isolamento. Il libro è edito da Rizzoli e si intitola Wuhan – Diari di una città chiusa. Tra le sue pagine ci troverete innanzitutto una costernazione autentica, un continuo tratteggio dell’angoscia, ma anche la lucidità della speranza, proprio come in qualsiasi casa o appartamento italiano in quarantena, che in qualche modo dalla paura per il virus se ne uscirà. Un volume poderoso di quasi 400 pagine che sembra oltretutto un trattatello antropologico funzionale a farci comprendere la forma piramidale della società cinese. Già perché tra i soliti temi comuni a mezzo mondo in lockdown (la mancanza o l’aumento spropositato di prezzo delle mascherine; la spesa online con attese interminabili; l’osservazione modello oblò del tempo dalla finestra di casa) Fang ripropone come un fil rouge l’aspetto cronachistico delle autorità che non si assumono colpe sia nel ritardo a chiudere tutto, sia nel continuare a dichiarare per giorni che il virus “non si trasmette da uomo a uomo”. Già, da Wuhan – Diari di una città chiusa scopriamo che il fastidio per l’inettitudine dei “funzionari” ai più alti livelli del partito è qualcosa di ben radicato anche nella mansueta società cinese. Poi certo Fang espone con dolorosa puntualità la contemporanea censura sui social cinesi (la testimonianza è stato prima di tutto un diario caricato sulla piattaforma microblogger di Weibo), disquisisce continuamente di medicina (a proposito, si racconta per la gioia di molti scienziati nostrani che il 75% dei malati di Sars-Cov-2 vengono curati con “la medicina tradizionale cinese”), piange con composto sdegno la morte del dottor Li Wenliang (l’oculista che scoprì e annunciò al mondo il virus ma venne zittito e umiliato dalle autorità governative). Ma è nello scoperchiare la situazione eccezionale che risuona la necessità del narratore fittizio in prima persona da romanzo esistenziale intento nella ricerca, tassello dopo tassello, di costruire il sentiero filosofico e pragmatico per uscire dal tunnel. Uno sguardo limpido e acuto, una voce calda e decisa, una scrittura lineare e mai urlata, Fang Fang riapre per qualche istante la ferita purulenta del contagio inatteso e la fa ribollire. Lampi di umanità memorabili (“perché per far rispettare la quarantena bisogna essere così dogmatici e inflessibili?”), sentimenti bonariamente classisti (“il proletariato che dà sicurezza” vagamente sconcerta), e a un certo punto a pagina 241 attorno al 5 marzo quando si enumerano 100 contagi a Wuhan sembra come parlare di una cifra immensa che non calerà mai più. Come dire: ad ogni nazione le sue proporzioni per uscire dal lockdown. Voto: 7,5

WUHAN - DIAR DI UNA CITTA' CHIUSA - 2/4
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