“La vendita di armamenti e fregate all’Egitto? Le valutazioni e le trattative “sono ancora in corso”. A spiegarlo è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, rispondendo a un’interrogazione parlamentare dei deputati di LeU Federico Fornaro e Nicola Fratoianni, nel corso del question time alla Camera. Il ministro è intervenuto dopo il via libera del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alla fornitura delle prime due fregate Fremm, parte di una maxi-commessa del valore compreso tra i nove e gli undici miliardi di euro. Secondo quanto spiegato dal ministro, però, la procedura di autorizzazione alla conclusione delle trattative per la fornitura delle fregate non è però ancora conclusa.
Di Maio ha precisato come il rilascio delle autorizzazioni sia “subordinato all’applicazione rigorosa” dei criteri di legge, a partire dalla legge 185/1990 (che, come ha ricordato lo stesso Fratoianni, vieta il commercio di armi con Paesi impegnati in conflitto armati, come nel caso dell’Egitto in Yemen, ndr). “Il governo esamina caso per caso le richieste. Oltre al vaglio di natura tecnico – giuridica, il governo ha ovviamente ritenuto di svolgere una valutazione politica”, ha aggiunto il titolare della Farnesina. Rivendicando però di voler allo stesso modo continuare a chiedere verità sull’omicidio di Giulio Regeni, così come tenere alta l’attenzione sul caso di Patrick Zaki, il ricercatore egiziano dell’Università di Bologna arrestato all’aeroporto del Cairo il 7 febbraio 2020.
Lo stesso Fratoianni ha però replicato, di fronte alla notizia di come l’operazione di vendita di armamenti sia ancora in corso: “Se non è ancora conclusa, allora, non si concluda quella vendita. Sarebbe una scelta di dignità e di buonsenso”. E sulle possibili revisioni della legge 185/1990 ha chiarito: “Ci auguriamo che siano peggiorative. Le ricordo che sono state autorizzate l’anno scorso l’esportazione verso il Cairo di armi leggere che vanno In dotazione alle forze di sicurezza impegnate nella repressione e nella sistematica violazione dei diritti umani. E anche questo dovrebbe essere motivo di riflessione. Rafforzare dal punto di vista militare il regime egiziano, è pericoloso e sbagliato”.
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