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Facebook, sciopero “virtuale” per 600 dipendenti dopo le parole di Zuckerberg sul caso Floyd

Il fondatore prende le distanza dallo scontro Twitter-Trump, non i suoi lavoratori. In centinaia hanno deciso di prendere parte alla protesta #TakeAction contro la politica applicata dall'azienda nei confronti dei contenuti pubblicati dal tycoon
Facebook, sciopero “virtuale” per 600 dipendenti dopo le parole di Zuckerberg sul caso Floyd
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Facebook prende le distanza dallo scontro tra Twitter e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, non i suoi dipendenti. Circa 600 lavoratori della piattaforma di Mark Zuckerberg hanno annunciato sul social dell’uccellino la loro partecipazione alla “sciopero virtuale”, #TakeAction, contro la politica tenuta da Facebook nei confronti dei contenuti pubblicati dal presidente americano. Nello specifico, fortemente criticata è stata la mancata segnalazione della piattaforma di un post di giovedì del presidente americano: dopo gli scontri e le violenze nate a Minneapolis a seguito della morte dell’afroamericano George Floyd per mano di 4 agenti di polizia durante un arresto, Trump aveva minacciato di inviare la Guardia Nazionale se le violenze non avessero avuto fine, aggiungendo: “In caso di saccheggi si inizia a sparare”.

Mentre Twitter, non intimorito dall’ordine esecutivo firmato da Trump per ridurre l’immunità dei social, aveva segnalato il post presidenziale per “incitazione alla violenza”, il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, aveva invece preso le distanze criticando la scelta dell’altro social di voler “essere arbitro della verità di tutto ciò che la gente dice online”. Una scelta a quanto pare impopolare all’interno dell’azienda di Facebook.

La società non ha commentato l’iniziativa di protesta, in compenso fonti interne dicono che l’amministratore delegato terrà presto un incontro con i dipendenti per affrontare la situazione. Se per Zuckerberg la piattaforma è “un’istituzione impegnata alla libertà di espressione”, per i lavoratori invece questo tipo di post, come quelli presidenziali, violano gli standard di Facebook: le politiche dell’azienda affermano infatti che verrà rimosso ogni contenuto “che incita o facilita la violenza grave”.

“Mark sbaglia e farò ogni tentativo per fargli cambiare idea”, ha twittato Ryan Freitas, responsabile del tema di design di News Feed di Facebook. “Lavoro a Facebook e non sono orgoglioso di come stiamo emergendo – ha aggiunto Jason Toff, arrivato nell’azienda come direttore del product management un anno fa – la maggior parte dei colleghi con cui ho parlato si sente nello stesso modo. Stiamo facendo sentire la nostra voce”.

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