Dopo il parere del Consiglio francese per la salute pubblica e quello del’Agenzia del farmaco Parigi ha deciso di vietare l’idrossiclorochina (o clorochina o idroclorochina) per il trattamento del coronavirus. Raccomandazioni quelle di ieri a seguito dei rilievi dell’Oms e della rivista Lancet che puntavano il dito contro l’inefficacia e i rischi del contestato farmaco difeso con forza dal professor Didier Raoult. Ma è stato abrogato il decreto che autorizzava l’uso dell’antimalarico considerato promettente nelle fasi iniziali della malattia. Anche l’Agenzia italiana del farmaco – dopo aver autorizzato a maggio la sperimentazione – ha ritenuto di sospenderla per “rischi di reazioni avverse e benefici assenti”.

Secondo l’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori (Irst) Ircc, la decisione dell’Organizzazione mondiale della sanità Decisione “se protratta e confermata, impedirà alla comunità scientifica di capire il reale valore del farmaco”. L’Irst è promotore dello studio totalmente no-profit e privo di sponsorizzazioni ‘Protect’, per l’utilizzo a scopo profilattico di questo farmaco. L’emergenza Covid ha richiesto l’uso di farmaci, già usati per altre malattie, “nonostante le scarse evidenze scientifiche sulla loro efficacia e sicurezza per la patologia specifica. In tale contesto epidemiologico la Food and Drug Administration Usa – spiega l’Irst Irccs – e le corrispettive autorità competenti europee e italiane hanno approvato tali farmaci. Al di fuori dell’emergenza, non sarebbe stato possibile somministrare farmaci la cui efficacia non fosse basata su evidenze scientifiche valide”. Oggi nel mondo ci sono “centinaia di studi sul Covid-19 in corso i cui risultati potranno essere pronti solo nel prossimo futuro”, compresi gli studi sui vaccini.

Intanto due importanti centri di ricerca australiani hanno avviato sperimentazioni cliniche del farmaco idrossiclorochina nonostante le raccomandazioni dell’Oms. Il primo test australiano, condotto da scienziati del Doherty Institute dell’università di Melbourne, mira ad accertare se la somministrazione di idrossiclorochina possa prevenire il peggioramento dei pazienti contagiati, in una sperimentazione randomizzata controllata in cui stanno reclutando oltre 2000 pazienti. Il comitato di monitoraggio dei test sta ora considerando se proseguire o meno con il programma di test, in vista dello studio pubblicato su The Lancet. Nella seconda sperimentazione, gli studiosi del Walter and Elizabeth Hall Institute of Medical Research di Melbourne hanno chiesto a circa 2.250 operatori sanitari di prima linea di partecipare allo studio.

I volontari vengono selezionati per escludere condizioni, come problemi cardiaci o di vista, che potrebbero esporli a pericolosi effetti collaterali, in particolare cardiaci. Secondo il responsabile del progetto, il professor Marc Pellegrini, la decisione dell’Oms di fermare la sua sperimentazione, che esamina l’efficacia del farmaco nel trattare pazienti ammalati del coronavirus, non ha impatto su questa ricerca, che riguarda il suo uso come misura preventiva, e i cui partecipanti sono in buona salute. “Sappiamo per certo che in provetta è efficace nel fermare l’agente che consente alla Covid-19 di moltiplicarsi. I dubbi riguardano la sua azione come forma di trattamento per persone contagiate, ma questo studio è completamente differente, vogliamo verificare se ha un ruolo preventivo, di impedire il contagio”. Gli autori dello studio su The Lancet spiegano chiaramente che i loro risultati non hanno impatto sulle sperimentazioni cliniche sull’uso del farmaco come misura preventiva, precisa Pellegrini. Il farmaco ha dominato il pubblico dibattito da quando il presidente Usa Donald Trump l’ha elogiato come potenziale svolta nel contenere la pandemia e ha rivelato di assumerlo egli stesso quotidianamente a scopo preventivo salvo poi interromperlo. E Pellegrini ha messo in guardia contro un uso ‘ad hoc’ del farmaco tra i professionisti sanitari e la comunità generale. “Credo che la pubblicità legata a Donald Trump indichi un approccio molto fuorviante all’uso dell’idrossiclorochina. È un farmaco su prescrizione medica, dobbiamo assicurare che non causi danni alle persone. Abbiamo bisogno di evidenze molto fondate per vedere se funziona o no. In caso positivo, riteniamo di poterla prescrivere, ma con molta cautela”.

L’articolo su The Lancet

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