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Coronavirus, il Comitato tecnico scientifico: “No alla riapertura delle scuole per trascorrere in classe l’ultimo giorno dell’anno”

Delibera negativa sulla possibilità avanzata per prima dalla vice-ministra dell'Istruzione Anna Ascani e che aveva raccolto molti consensi. Il sindaco di Firenze Nardella: "Presidi perplessi? Pagati e possono prendersi per un giorno la responsabilità"
Coronavirus, il Comitato tecnico scientifico: “No alla riapertura delle scuole per trascorrere in classe l’ultimo giorno dell’anno”
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Il parere è negativo, senza appelli. Il Comitato tecnico scientifico ha bocciato l’idea di riaprire le scuole, chiuse da fine febbraio a causa del coronavirus, per l’ultimo giorno dell’anno scolastico. Nessuna ‘festa’ di arrivederci, nessun saluto prima delle vacanze in attesa di rientrare – si vedrà come – a settembre.

Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, avrebbe spiegato che lunedì pomeriggio tutti i componenti del Comitato hanno deliberato negativamente sulla possibilità, avanzata per prima dalla vice-ministra dell’Istruzione Anna Ascani.

In un’intervista a Repubblica, l’esponente dem aveva detto: “Vorrei dare la possibilità agli studenti delle ultime classi dei singoli cicli, la quinta elementare, la terza media, le quinte superiori, di potersi incontrare a scuola, se possibile anche nella loro aula, per celebrare l’ultimo giorno dell’anno scolastico”. In alternativa, aveva detto, “immaginiamo allora al museo” in una sorta di “ultima visita di istruzione” nell’anno in cui “gite e mostre sono saltate per l’emergenza” sanitaria.

La proposta della vice-ministra, che aveva rivelato di avere l’appoggio dell’Anci, aveva incontrato diversi consensi. Poche ore prima della riunione del Comitato tecnico scientifico, era stato il sindaco di Firenze Dario Nardella a dirsi favorevole e sulle perplessità dei presidi aveva sottolineato che “loro, come gli insegnanti, sono pagati e credo che possano prendersi per un giorno la responsabilità di dare una soddisfazione ai propri studenti”. “Capisco la preoccupazione della salute”, aveva aggiunto, ma vale lo stesso “per chi torna nelle fabbriche o riapre un ristorante”.

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