L’allerta è sempre rimasta alta ma ora l’attenzione è massima. A Wuhan, focolaio dell’epidemia di coronavirus poi dilagata in tutto il mondo, i sei nuovi contagi rilevati nel fine settimana, dopo 35 giorni senza alcun infetto, hanno fatto scattare l’allarme e un piano preciso per scongiurare una seconda ondata di contagi.

Nel giro di 10 giorni le autorità hanno deciso di effettuare i test dell’acido nucleico (che rilevano un’eventuale infezione in corso) a tutti gli 11 milioni di residenti. Ogni distretto ha dovuto presentare un piano di azione dettagliato, in base alle disposizioni del quartier generale per la Prevenzione e il Controllo, tenendo nel dovuto conto che “i risultati finora ottenuti nella lotta alla pandemia non significano un declassamento” dell’emergenza. Un’altra misura draconiana nella città che ha seguito il lockdown più severo di tutto il mondo e che è rimasta chiusa dal 23 gennaio fino all’8 aprile. Solo poco più di un mese fa è stato rimosso per dare il via al lento e graduale ritorno a una vita normale con la riapertura delle scuole, la ripresa delle attività produttive e il ripristino dei sevizi pubblici.

Presiedendo lunedì la riunione, il segretario locale del Partito comunista, Wang Zhonglin, ha notato anche che la città doveva ampliare la copertura dei test centralizzando il processo di verifica. Wuhan ne ha fatti un milione fino al 29 aprile, secondo la commissione sanitaria municipale. I risultati conseguiti “non vogliono dire che abbiamo centrato la vittoria decisiva, e declassare la risposta all’emergenza, non vuol dire abbassare le difese”, ha affermato Wang, nel resoconto dei Changjiang Daily. “Non dobbiamo essere negligenti o rilassati“.

L’emergere, a sorpresa, dei nuovi casi ha fatto impennare l’allerta. Il piano, riportato dai media statali, prevede che le persone anziane e le comunità densamente popolate siano le prime a essere sottoposte ai test. Diversi funzionari sanitari citati dal Global Times, tuttavia, hanno indicato come irrealizzabile e costosa una mappatura totale dell’intera città. Come termine di paragone, gli Usa stanno attuando circa 300mila test al giorno, secondo la Casa Bianca, completati su 9 milioni di persone.

Il “paziente 1”, questa volta, è stato individuato a Wuhan in un uomo di 89 anni dichiarato in precedenza asintomatico, nell’area di Sanmin: gli altri cinque contagiati erano nello stesso complesso residenziale dove sono stati fatti circa 5mila test. Il segretario del Partito dell’area, Zhang Yuxin, è stato rimosso per “incapacità nella prevenzione e nel controllo”.

La scorsa settimana, il Comitato permanente del Politburo del Pcc, presieduto dal presidente Xi Xinping ha discusso di come migliorare il modello di allarme in caso di focolai epidemici, a conferma di quanto sia alta la tensione, a maggior ragione per la sessione parlamentare annuale che si aprirà il 22 maggio.

Wuhan, che ha registrato 3.869 decessi e 50.339 contagi certi, resta sotto con l’amministrazione Usa di Donald Trump che ha più volte sostenuto che il virus sia emerso da un laboratorio dell’Istituto di Virologia della città. “Sette province hanno riferito nuove infezioni negli ultimi 14 giorni e i casi di focolai continuato ad aumentare”, ha detto Mi Feng, portavoce della Commissione sanitaria nazionale, anche se oggi c’è stato un solo caso importato confermato. Domenica la città di Shulan, nella provincia di Jilin che confina con la Corea del Nord, è stata bloccata dopo la scoperte di 11 infezioni e messa in “modalità di controllo in tempo di guerra”.

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