Musica

Coronavirus, gli invisibili della musica: tecnici dello spettacolo, fonici, producer, dj. Il grido di dolore dei 200mila lavoratori intermittenti senza tutele – LE STORIE

C'è il dj che deve mantenere una famiglia e prova a reinventarsi, il tecnico del suono che pensa che il peggio debba ancora venire, il producer che racconta di colleghi "che ora fanno i rider". Il mondo della musica non è fatto solo di grandi nomi e grandi eventi. E gli "intermittenti" non stanno maturando né retribuzione, né diritti, né hanno accesso a indennità riservate ai disoccupati. FqMagazine ha raccolto alcune di queste storie

di Andrea Conti

C’è un esercito silenzioso e invisibile che si muove dietro il magico mondo dello spettacolo e della musica. I tecnici dello spettacolo sono centinaia di migliaia e con mansioni diverse, dai disegni luci all’allestimento del palco, dai trasporti al catering, dalla gestione dei suoni sul palco al missaggio dell’ascolto in sala. Un piccolo esercito che è stato raso al suolo dalla pandemia e dalle misure di sicurezza che hanno costretto a fermare la popolazione italiana, quindi anche molti settori produttivi, compreso la filiera della musica.

Non ci sono solo i grandi eventi, i concerti dei Big, che si sono spesi con diversi appelli al Governo per capire quando far ripartire la macchina organizzativa, ma ci sono anche tanti piccoli concerti che rallegrano le piazze italiane, i dj che girano l’Italia tra discoteche e party privati, tantissimi fonici di studio e dei live fermi, per non parlare della difficoltà dei produttori musicali, che aspettano con pazienza quando la discografia riprenderà a camminare.

Quasi tutti sono accomunati da contratti ad intermittenza, tutti lavoratori subordinati con un rapporto di lavoro ‘dormiente’, che si accende solo quando è ‘in chiamata’. Se non è chiamato a lavorare, spesso il professionista resta un lavoratore dipendente che, però, nei giorni di non lavoro non matura né retribuzione, né diritti, né ha accesso a indennità riservate ai disoccupati, né al reddito di cittadinanza. Sono contratti, molto utilizzati nel mondo dello spettacolo, ma poco conosciuti fuori da esso, e fanno sì che oggi i lavoratori intermittenti non possano accedere con certezza a molte delle indennità previste per l’emergenza Covid-19. Oggi i lavoratori intermittenti dello spettacolo, che sono oltre 200mila in Italia e rappresentano i 2/3 dei lavoratori del settore, non hanno diritto né alla cassa in deroga né alla disoccupazione in base al decreto legge Cura Italia, pur avendo scelto la legalità, pagando regolarmente tasse e contributi. C’è da capire se, nel prossimo Decreto Rilancio, alcune delle istanze presentate dalle cooperative dei lavoratori intermittenti saranno accolte.

Intanto il Comitato tecnico scientifico della Protezione Civile ha inoltrato al Governo una serie di misure di sicurezza per far sì che almeno i cinema, i teatri e i concerti possano ripartire – nella migliore delle ipotesi – nella prima settimana di giugno. Se il piano dovesse essere approvato sarebbe la salvezza per tanti lavoratori intermittenti, che tornerebbero così in campo.

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