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Vittorio Sgarbi: “Sono stato a casa perché non sapevo dove ca**o andare. Ma finalmente ha vinto la mia linea”

Il critico d'arte è intervenuto a Radio 105 ed è tornato a parlare del suo punto di vista sulla pandemia di Coronavirus

di Giulio Pasqui

“Abbiamo visto per due mesi ospedali, letti, mascherine, cadaveri, bare, cimiteri. Quest’immagine è diventata così dominante che abbiamo scambiato questa situazione per una peste”. Nel giorno del suo 68esimo compleanno, Vittorio Sgarbi è tornato a raccontare il suo punto di vista sull’emergenza Coronavirus. “Finalmente ha vinto la mia linea: stare all’aria aperta è più sano che stare al chiuso. Il virus si trasmette al chiuso e non all’aperto. I parchi, le piazze e le campagne sono stati concessi da un governo che li aveva proibiti senza senso. Io potrei andare in bicicletta da Milano a Reggio Calabria senza problemi“, ha raccontato a Radio 105.

“Di fatto ci sono mille germi che possono girare. Non si capisce perché dobbiamo essere preoccupati di uno e di qualunque altro. Avrebbero dovuto capire dove c’era un rischio potente e dove forse hanno sbagliato qualcosa, come è successo in Lombardia. Ma a Matera o a Siracusa la possibilità di essere contagiati e morire dopo due settimane è la stessa che prendere qualunque altra malattia che poi guarisce. Questo non ce l’hanno detto”, ha aggiunto il critico d’arte.

Nonostante tutto, anche il critico d’arte ha rispettato la quarantena: “Sono stato in casa perché non sapevo dove cazzo andare. Come deputato e sindaco potevo andare in giro, non ho voluto abusare delle mie prerogative e sono rimasto in casa. Anche perché nessuno voleva ricevermi”.

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