La pandemia impedisce alle persone di assembrarsi, vero, ma ad una condizione: che l’assembramento avvenga in uno spazio fisico. Nessuno vieta alle persone di ammassarsi in un ambiente di realtà virtuale.

Così Gianluca Arnesano, consulente digitale e docente, organizza col proprio Dipartimento la prima lezione universitaria della storia italiana in un luogo che combina le qualità tridimensionali della realtà fisica e le possibilità di azione da remoto del digitale.

Succede nel perimetro accademico dell’Università degli Studi di Napoli ‘Parthenope’ due settimane fa. Napoli, una collocazione geografica che risulterà curiosa ai più e che legittima quanto la tenacia e il genio innovatore non abbiano confini fisici.

L’esperienza formativa è avvenuta all’interno di AltSpaceVR, piattaforma di Microsoft che tra le opzioni disponibili sul mercato ha consentito di strutturare la docenza in realtà virtuale, con tanto di classiche slide, e ingaggiare gli Studenti a partecipare in modo relativamente semplice.

Il perché è presto detto. Nella tecnologia si distingue infatti tra invenzione e adozione. Invenzione è quando la tecnologia viene creata, adozione è quando la stessa viene utilizzata da un numero statisticamente significativo di persone.

Consapevoli che la maggior parte degli studenti non avrebbero disposto di un visore di realtà virtuale, era necessario avvalersi di una piattaforma come AltSpaceVR che consentisse la fruizione della lezione anche con un semplice pc.

Attivo da 20 anni nel settore del marketing, Gianluca Arnesano ha da sempre importato la propria esperienza nelle sue aule di formazione. Con lo scoppiare della pandemia ha dovuto riscrivere un’altra volta le regole della formazione tradizionale, e lo ha fatto in grande stile. L’impossibilità di essere fisicamente nello stesso posto con gli studenti ha infatti portato il prof. Arnesano a dare una nuova veste alla sua lezione di Digital Marketing all’interno del Corso di Laurea di Marketing & Management Internazionale, conquistando un primato in Italia.

“Non cercavamo un primato, ma eravamo consapevoli della portata innovativa dell’iniziativa e ne siamo felici – commenta Gianluca Arnesano -. La formazione può beneficiare delle nuove tecnologie ma ha bisogno di contatto e empatia. Il corso è cominciato a marzo e quindi in pieno lockdown e io non ho ancora mai visto i miei studenti. Di slide e presentazioni ne avevamo abbastanza per i prossimi 5 secoli – prosegue Arnesano – Ho compreso che quello che mancava (a me e a loro) era il calore della classe, dello stare nello stesso posto”.

L’iniziativa dell’Università ‘Parthenope’ fa eco a tutte le operazioni di digitalizzazione dell’offerta formativa del resto degli atenei in giro per l’Italia, che tra lezioni, esami e open day hanno dovuto in breve tempo portare sul web tutto ciò che fino a 3 mesi fa avveniva in aula.

Il grande limite degli appuntamenti formativi online, tuttavia, è che per classi superiori alle 30-50 persone è digitalmente impossibile avere un contatto visivo rilevante con tutti gli studenti. Vengono a mancare le dinamiche tipiche di una lezione in aula. Anche utilizzando le migliori piattaforme di videoconferenza – da Microsoft Teams a Zoom passando per Google Hangouts Meet – è infatti impossibile avere tutti i partecipanti altamente visibili in contemporanea. Ogni studente viene ridotto a pochi pixel sullo schermo.

L’intuizione visionaria, e la sfida tecnologica, abbracciata da Gianluca Arnesano è stata quella di bypassare l’inefficienza del digitale per ricreare quella sensazione di ambiente comune, di spazio condiviso, in cui interagire con gli studenti, sia prima che dopo la lezione.

“Che sia una conferenza o un evento formativo il dopo speech rappresenta sempre un momento importante, di riflessione e di confronto – chiarisce il prof. Arnesano – Così dopo lezione ci siamo spostati fuori e abbiamo continuato a chiacchierare come faremmo in una lounge o in uno spazio esterno di un evento. Slegati dalle gerarchie, disposti in circolo come staremmo nella realtà e uniti dall’interesse comune – conclude Arnesano – Ecco, questo momento non potrà darcelo nessun servizio di streaming e nessun webinar“.

Altro elemento a favore della buona riuscita di questa iniziativa è dipesa dagli avatar, i personaggi che fungono da corrispettivo virtuale dei partecipanti. Anche un occhio poco allenato potrà osservare che tali personaggi, tali omini, siano molto distanti dalla realtà fisica delle cose. Questo è un punto a favore, spiega Arnesano. Studi dimostrano che i tentativi di simulazione iper-realistica azzardati da alcune piattaforme hanno in realtà incontrato un certo senso di rifiuto da parte degli utenti, un’inadeguatezza di fondo.

Gli avatar di AltSpaceVR funzionano paradossalmente proprio perché lontani dalla realtà, di chiaro stampo ludico – cioè presi dalla grammatica visuale dei videogiochi, più che da un distopico tentativo di virtualizzare persone in carne ed ossa. La presenza di questi avatar, facilmente personalizzabili da ogni studente, consente ai partecipanti di vivere l’esperienza formativa con una meccanica di gioco che tiene l’attenzione alta. Un ambiente che non ha la pretesa di sostituire la realtà – ma solo di integrarla.

Il tributo finale va dunque al prof. Arnesano e al suo team di collaboratori, che hanno reso possibile questo piccolo passo per l’Università ‘Parthenope’ e questo grande passo per il sistema accademico nel suo complesso. Felici di sapere che in tempi di incertezza, di rincorsa ai bollettini sanitari che schiacciano l’immaginario sul qui-ed-ora, ci sia ancora la possibilità di guardare al futuro con entusiasmo e voglia di sperimentare. Perché i corpi sono costretti a fermarsi, la creatività umana no.

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