L’interdizione dall’esercizio del pubblico ufficio l’ha evitata, ma secondo i giudici del Riesame di Catanzaro “ha violato i principi di imparzialità e trasparenza che reggono l’agire pubblico”. Resta al suo posto il nuovo capo della Protezione civile della Regione Fortunato Varone, imputato per abuso d’ufficio nel processo “Passpartout” dove sono coinvolti anche l’ex governatore Mario Oliverio, l’ex parlamentare del Pd Nicola Adamo e il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto.

In sostanza nell’aprile 2019 il gip aveva sospeso Varone dal ruolo di dirigente generale del Dipartimento Sviluppo economico della Calabria. Il giudice, infatti, aveva accolto la richiesta della Procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, che lo ha indagato per un presunto abuso d’ufficio in relazione alla selezione pubblica per la nomina di direttore generale dell’Azienda Calabria Lavoro.

Un posto per il quale, secondo i pm, Varone ha favorito Giovanni Forciniti, anche lui imputato nello stesso processo. In una prima fase, la domanda di Forciniti non era stata ammessa dalla Commissione tecnica di valutazione per “mancata attestazione di conoscenza della lingua inglese”. A bando chiuso e selezione avviata, quindi, con decreto del 24 ottobre 2017 Varone ha riaperto di termini per la partecipazione all’avviso pubblico consentendo così a Forciniti di conseguire l’attestazione di conoscenza della lingua inglese e inserirla nella nuova domanda per direttore generale di Azienda Calabria Lavoro.

Lo stratagemma ha funzionato e il 7 marzo, “a seguito dell’integrazione invero, – è scritto nella sentenza del Riesame – il presidente della giunta regionale Mario Oliverio procedeva alla nomina del dottore Forciniti”. L’interdizione nei confronti di Varone era stata già annullata una prima volta dal Tribunale del Riesame che, dopo un rinvio della Cassazione, ribadisce che non ci sono le esigenze cautelari per mantenere la misura restrittiva. Questo a causa del “decorso di circa tre anni” da quell’avviso pubblico in cui è stato selezionato Forciniti, ma anche al fatto che “Varone non ricopre più l’incarico di dirigente generale del Dipartimento Sviluppo economico”. “È inoltre mutata, a seguito delle recenti elezioni, – scrivono i giudici – la composizione della giunta regionale”. Il pericolo di reiterazione del reato, inoltre, viene meno perché il procedimento a carico di Varone è già nella fase dell’udienza preliminare e la prova è di carattere documentale.

Se da una parte incassa l’ennesimo annullamento della misura cautelare, dall’altra le considerazioni fatte dal Tribunale del Riesame sono devastanti per il dirigente da poco nominato a capo della protezione civile dalla presidente della Regione Jole Santelli. Nella sentenza, infatti, i giudici ricostruiscono le varie fasi dell’avviso pubblico in cui Varone e Oliverio avrebbero favorito Forciniti. Dai loro tabulati sono emersi i contatti telefonici ben prima che l’ex governatore scegliesse il nuovo direttore dell’Azienda Calabria Lavoro.

Tra Varone, Oliverio e Forciniti c’era un “rapporto fiduciario” che “induce a ritenere la sussistenza di tutti gli elementi costitutivi del reato”. Quella avanzata da Varone per giustificare la riapertura dei termini per la presentazione delle domande (“avere una rosa più ampia di candidati”), secondo i giudici, è una motivazione “illogica e apodittica, e “risulta orientata a consentire a Forciniti di rientrare in gioco”. Il Riesame non ha dubbi nel certificare la “violazione di norme di legge commesse nello svolgimento dell’ufficio”. Ma anche “l’inosservanza del principio costituzionale di imparzialità della pubblica amministrazione”.

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