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di Luigi De Gregorio

The day after
Il giorno dopo. Ma dopo cosa? Dopo la morte definitiva del Coronavirus.
E’ il giorno tanto atteso e sempre rinviato.
E’ il giorno di liberazione e di festa.
E’ il giorno in cui possiamo riprendere le nostre abitudini.
E’ il giorno in cui possiamo rivedere i nostri amici e parenti.
E’ il giorno del ritorno dei baci e degli abbracci.

Per dirla con Tenco un giorno dopo l’altro il tempo se ne va. E quindi una certezza: the day after Coronavirus ci sarà.

Ma c’è, purtroppo, una seconda certezza, in contrasto con la prima, che rende ansiosi. Ed è la sicurezza di non poter identificare quel giorno sul calendario, la certezza di non poter assegnare un mese ed un numero a quel giorno, fantastico quando verrà. Ma ora, senza data, triste come un bambino senza madre, insignificante come una cornice senza il dipinto.

In ogni caso, in sua attesa, durante questo periodo di reclusione, potremmo acquisire la consapevolezza di essere proprietari di una azienda. Che è molto particolare e la cui ragione sociale è semplicissima.

L’acronimo è T&T. E’ una società individuale del tipo Luigi Rossi &.C. Prima caratteristica: non ha bisogno di registrazione, quindi zero burocrazia. Seconda caratteristica: ogni persona è proprietaria di una società di questo tipo. Ma non lo sa oppure si comporta come se non lo sapesse.

T&T – Testa e Tempo
A questo punto sveliamo il nome della società velato finora dall’acronimo: Testa e Tempo. Nome che, in questo caso specifico, è anche rivelatore del patrimonio della società. Tutto qui? Forse ci si immaginava qualcosa di non così banale.

Ma, approfondendo, l’essenza della scoperta non è il prevedibile “tutti abbiamo a disposizione una testa per pensare e la risorsa tempo per farla funzionare”, quanto piuttosto è che, in primis, le risorse T&T siano scarsamente impiegate. Al pari di uno smartphone utilizzato solo per telefonare, una Ferrari spinta (si fa per dire) al massimo a 120 km orari.

Ed in secondo luogo che, in un periodo di riposo come l’attuale, sia opportuno acquisire una nuova abitudine: quella di utilizzarle di più e meglio. Sembra facile ma non lo è, perché sia le abitudini operative sia i modelli mentali sono difficili da cambiare.

Facciamo un esempio. Obiettivo: dedicare un’ora al giorno oppure due ore alla settimana per approfondire e darsi una risposta a temi quali:
Sono contento del lavoro che faccio?
Ho il coraggio di cambiare città nazione o continente?
Cosa dovrei fare per essere un ottimo padre di famiglia?
Come mantengo aperta la mia mente (lettura di libri, attività sociale…)?
Quali sono le mie passioni?
In cosa sono bravo?
Qual è il mio progetto nel cassetto?

Ebbene, nonostante i temi sopraelencati (e similari) siano fondamentali per la nostra vita, l’abitudine a prendere possesso di spazi di riflessione ed a concentrarci su di essi, non è di scontata acquisizione.

Allora accettiamo il suggerimento del professore Edward De Bono, laureato in Psicologia e Medicina. Autore di Sei cappelli per pensare e del concetto del “pensiero laterale”. Considerato la massima autorità nel campo del pensiero creativo. Qualora intendessimo usare di più e meglio la nostra testa ed il nostro tempo, De Bono ci invita, come prima cosa, ad assumere la postura del pensatore: sedersi, accavallare le gambe ( ma non è fondamentale) e porre il pollice sotto il mento e due dita, l’indice e il medio, rivolte verso l’alto appoggiate su una tempia (destra o sinistra a piacere). Insomma l’atteggiamento posturale del pensatore porta all’attività sostanziale del pensare. Provare per credere.

Conclusione. L’evento epocale Covid-19 sta portando morte e reclusione prolungata. In questo deserto quasi lunare, abbiamo un fiore, un’opportunità da cogliere: l’abitudine all’utilizzo più frequente di T&T. In particolare al pensare e ripensare ad un nuovo destino individuale ed a quello di tutta l’umanità. La postura aiuta.

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