“È ora di finirla con queste crociere. Il modus operandi? Non c’è nessun modus operandi. Non devono sbarcare. Punto. E appena ci sono i piani di volo, se ne devono tornare al Paese loro”. Alessio D’Amato è una furia. L’assessore alla Sanità della Regione Lazio tira in ballo tutti. In primis l’Usmaf, l’ufficio di sanità marittima del ministero della Salute. Ma anche la Protezione civile e le autorità portuali. Il casus belli? Lo sbarco a Savona, il 25 marzo scorso, di 229 passeggeri stranieri dalla nave Costa Luminosa – con almeno 49 membri dell’equipaggio risultati positivi al Coronavirus – trasferiti a Roma prima all’Hotel Cicerone, nel cuore del rione Prati, e poi – dopo le veementi proteste dei residenti – spostati in periferia, nel quartiere Collatino, in un’altra struttura della stessa catena alberghiera, l’ih Hotels Roma Z3. Di questi, un buon 20% aveva i sintomi del Covid-19. Tutto – riferiscono dallo staff dell’assessore – all’insaputa della Regione Lazio, che come il resto d’Italia sta lottando sul filo dei posti letto e delle terapie intensive per non far saltare il fragile sistema sanitario regionale.

Il trasferimento all’insaputa della Regione Lazio – La situazione d’emergenza è venuta fuori due giorni dopo lo sbarco, il 27 marzo, quando uno dei turisti è stato trasportato d’urgenza al Covid Hospital ricavato in un’ala del Policlinico Tor Vergata e ricoverato in terapia intensiva. Solo a quel punto le Asl hanno capito che c’era qualcosa che non andava. I medici si sono quindi recati sul posto e hanno iniziato l’indagine epidemiologica, effettuando i primi 30 tamponi e 3 persone sono risultate positive. Ma i controlli sono ancora in corso e le persone all’interno dell’albergo continuano ad ammalarsi. In un altro servizio, infatti, ilfattoquotidiano.it aveva riportato la testimonianza di Dimitri, un crocierista russo che denunciava la sua condizione di “recluso” nell’albergo e raccontava il via vai di ambulanze. Malati che andranno a occupare preziosi posti letto, quando loro stessi – come racconta il turista – vorrebbero essere rimpatriati. In una situazione in cui il Lazio affronta l’emergenza delle case di riposo, dei sanitari infetti e in due comuni cluster (Nerola e Fondi) dichiarati ‘zona rossa’.

D’Amato: “Stranieri devono rimpatriare, non arrivare a Roma” – “Le persone devono tornare in sicurezza nei propri paesi di origine”, ha insistito D’Amato a margine di una conferenza stampa al Policlinico Gemelli, su domanda de Il Fatto.it. Ma “dalle navi da crociera non devono arrivare a Roma”. Non è un problema di accoglienza, specifica D’Amato: “Daremo sempre la massima assistenza, ma sulle navi, attraverso un corridoio sanitario. Però si devono attivare le ambasciate, ci devono essere i piani volo”. Già appena rivolta la domanda, l’assessore aveva perso il suo proverbiale aplomb. La situazione creatasi con lo sbarco dalla Costa Luminosa lo fa arrabbiare: “Mi dovete dire che differenza c’è fra farli stare sulla nave o in un albergo. È la stessa cosa. Invece ce li hanno portati a Roma. Non sono poche decine, sono centinaia di persone. Non si può fare”. Fra l’altro, la nave due giorni prima doveva attraccare a Civitavecchia, ma lo sbarco non è avvenuto per la ferma opposizione del sindaco della città portuale, Ernesto Tedesco. Da lì, la direzione di Savona. Ma alla fine i turisti, dalla Liguria sono comunque finiti nella Capitale.

D’Angelo (Protezione civile): “Ritardi nei voli da Fiumicino” – Ma dove c’e’ stato il corto circuito? A spiegarlo a ilfattoquotidiano.it è Luigi D’Angelo, direttore operativo del coordinamento emergenze della Protezione civile. “I vettori erano pronti per i rimpatri – spiega – ma ci sono stati dei ritardi con gli aerei. C’era la necessità di avvicinarli all’aeroporto di Fiumicino, in attesa dei voli. Questa è stata la ratio, l’ho spiegato anche all’assessore”. D’Angelo spiega che c’è un altro albergo, a Fiumicino, con oltre un centinaio di crocieristi indiani e indonesiani bloccati dallo stop ai voli dei loro paesi d’origine. “Ci stiamo attivando con il ministero degli Esteri, l’India ci ha assicurato lo sblocco della situazione a giorni”. Per quanto riguarda gli ospiti della struttura al Collatino, “stanno via via rimpatriando. Gli australiani sono stati i primi, per i russi abbiamo dovuto aspettare la disponibilità dell’Aeroflot”.

Continuano i ricoveri negli ospedali romani – Ora i crocieristi della Luminosa sono assistiti al Roma Z3 da Protezione civile e Croce Rossa Italiana, con l’ausilio della sanità militare. E naturalmente, in caso di necessità, verranno ricoverati presso le strutture capitoline, almeno finché non verranno man mano rimpatriati. Ma per il futuro, quale sarà il modus operandi? “Non c’è nessun modus operandi – ripete D’Amato – Non devono sbarcare. Lo sa l’Usmaf, lo sa la Protezione civile e lo sanno pure le Autorità Portuali. Il discorso è chiuso. Queste persone devono scendere quando hanno già una carta d’imbarco”. Secondo D’Angelo, però, “questa è la strategia, ma le navi vanno anche alleggerite per non ripetere la situazione della Diamond Princess. In tutti i casi, i passeggeri stranieri sbarcano quando i vettori sono già pronti. Ovvio, però, non si poteva tenere le persone a Savona con il volo in partenza da Roma”.

Sette navi in emergenza nei porti italiani – La polemica è di stretta attualità. Lunedì a Piombino, in provincia di Livorno, ha attraccato la nave Costa Diadema con almeno 18 casi sospetti di infezione da Covid-19. A Civitavecchia, è ancora in corso lo sbarco dalla Costa Victoria, reso complicato dai necessari controlli sanitari imposti dall’emergenza coronavirus e dalle difficoltà di volo per chi deve tornare nelle diverse città di residenza. Nei porti liguri ci sono ben 4 navi attenzionate, due della Costa (Pacifica e, appunto, Luminosa) e due della Msc (Splendida e Opera). In totale sono 7 le navi in emergenza attraccate nei porti italiani, con a bordo migliaia di passeggeri e centinaia di membri dell’equipaggio.

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