di Dino Caudullo *

Tra i settori travolti dall’emergenza Coronavirus vi è certamente il mondo della scuola; dopo un primo tentennamento, il governo ha infatti disposto la sospensione delle attività didattiche fino al prossimo 3 aprile, salvo ulteriori proroghe.

La sospensione dell’attività didattica tuttavia, contrariamente a quanto possa pensarsi, non vuol dire chiusura delle scuole che, come gli altri uffici pubblici, sono ancora pienamente operative per quanto concerne l’attività amministrativa; i dirigenti scolastici, i direttori dei servizi generali e amministrativi nonché il personale Ata (assistenti amministrativi e tecnici e collaboratori scolastici) sono infatti regolarmente in servizio, nonostante le proteste delle organizzazioni sindacali di comparto.

Solo con alcune note esplicative, il ministero dell’Istruzione ha chiarito che la presenza del personale Ata sarà prevista solo nei casi di stretta necessità, che saranno individuati dai dirigenti scolastici. In particolare, con nota dell’8 marzo, il Ministero ha rimesso ai dirigenti scolastici il compito di organizzare le attività necessarie concernenti l’amministrazione, la contabilità, i servizi tecnici e la didattica, avvalendosi prevalentemente (per quanto possibile) della modalità a distanza; quanto ai collaboratori scolastici, considerata la necessità di contenere il più possibile gli spostamenti fisici delle persone per ragioni lavorative, saranno sempre i dirigenti, garantita l’attività di pulizia degli ambienti scolastici, a limitare il servizio alle sole ulteriori prestazioni necessarie non correlate alla presenza di allievi, attivando i contingenti minimi stabiliti nei contratti integrativi di istituto ai sensi della legge 146/90.

Con successiva nota del 10 marzo è stato precisato che i dirigenti scolastici concedono il lavoro agile al personale Ata (ove possibile rispetto alle mansioni) e ai docenti inidonei all’insegnamento utilizzati nelle mansioni del personale amministrativo, dettando più puntuali indicazioni per quanto concerne l’attività degli assistenti tecnici, dei collaboratori scolastici, dei cuochi, dei guardarobieri e degli infermieri.

Le prestazioni del predetto personale saranno quindi rese, informata la Rsu, attraverso turnazioni del personale tenendo presente condizioni di salute, cura dei figli a seguito della contrazione dei servizi di asili nido e scuola dell’infanzia, condizioni di pendolarismo per i residenti fuori del comune sede di servizio, dipendenti che raggiungono la sede di lavoro con utilizzo dei mezzi pubblici.

Il decreto legge Cura Italia n.18 del 17 marzo ha comunque previsto un potenziamento del lavoro agile per tutta la pubblica amministrazione, definendolo come modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa; le pubbliche amministrazioni pertanto, comprese le scuole, dovranno limitare la presenza del personale negli uffici per assicurare esclusivamente le attività che ritengono indifferibili e che richiedono necessariamente la presenza sul luogo di lavoro, anche in ragione della gestione dell’emergenza.

Per i casi in cui non sia possibile ricorrere al lavoro agile, il decreto dispone che le amministrazioni debbano utilizzare gli strumenti delle ferie pregresse, del congedo, della banca ore, della rotazione e di altri analoghi istituti, nel rispetto della contrattazione collettiva.

Esperite tali possibilità, le amministrazioni potranno quindi motivatamente esentare il personale dal servizio e detto periodo di esenzione verrà considerato servizio prestato a tutti gli effetti di legge. Queste disposizioni consentiranno, ad esempio, ai dirigenti scolastici di organizzare le attività da remoto e lasciare le scuole aperte solo per le attività “indifferibili”; fino alla ripresa delle lezioni sarà pertanto possibile limitare al massimo le aperture degli edifici scolastici.

I docenti di contro, sebbene non debbano recarsi a scuola, non sono esentati dal servizio, essendo state attivate diverse iniziative per lo svolgimento della didattica a distanza, con lo stanziamento nel decreto legge del 17 marzo, per detto scopo, di 85 milioni di euro.

Queste risorse, in particolare, serviranno ad agevolare il lavoro delle istituzioni scolastiche che si stanno dotando di piattaforme e di strumenti digitali per l’apprendimento a distanza, o che stanno potenziando gli strumenti che avevano già a loro disposizione, nonché per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti dispositivi digitali per l’utilizzo delle piattaforme per la didattica a distanza e per la connessione alla rete.

* Amministrativista e giuslavorista, mi occupo prevalentemente di pubblico impiego e diritto scolastico da circa vent’anni. Collaboro da anni con una testata giornalistica specializzata in legislazione scolastica e presto attività di assistenza e consulenza in favore di associazioni di categoria e sindacati del comparto scuola, università e del settore del pubblico impiego in generale. Svolgo anche attività di formazione finalizzata alla preparazione a concorsi pubblici e attività divulgativa in materia di pubblico impiego e diritto scolastico. Vivo ed esercito la professione di avvocato a Catania.

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