di Orizzonti Politici*

“Coronavirus, non cambia il calendario dei test”: così l’11 marzo il Corriere online riportava la notizia sulle date delle prove di ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato nazionale. Nell’attesa del futuro decreto che stabilirà, oltre ai contenuti e alle modalità delle specifiche prove, il numero di posti disponibili per le immatricolazioni 2020/2021, sempre il Corriere, nel focus dedicato a Medicina e Odontoiatria, rilancia subito sull’attualità: “Vista l’emergenza sanitaria il ministero autorizzerà quest’anno i 15mila posti attesi già l’anno scorso o si limiterà a un leggero rialzo rispetto agli 11.500 del 2019?”.

Come ogni anno, a decisioni prese, s’infiamma il dibattito sul meccanismo dell’accesso programmato, che, radicalizzato, arriva a mettere in discussione l’esistenza stessa di barriere all’ingresso. È bene però fare chiarezza sulla famigerata carenza di medici in Italia, soprattutto ora che la questione, generalizzata, diviene un ulteriore motivo di paura e panico: dati alla mano, è facile rintracciare il vero problema. Per molti potrebbe essere una sorpresa, ma non si tratta del numero chiuso.

Coronavirus, la carenza di medici non c’entra col numero chiuso nelle università. Anzi

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