“Abbiamo bisogno di materiali, uomini”, perché la situazione è “drammatica“. Al termine di una giornata in cui ci sono stati oltre 3mila contagi da coronavirus e un numero di morti mai così alto dall’inizio dell’emergenza, il governatore Alberto Cirio scrive una lettera al premier Giuseppe Conte. Il Piemonte non vuole diventare un’altra Lombardia e, dopo aver minacciato di andare per proprio conto nelle misure per limitare i contagi, chiede aiuto al governo. “Le nostre proiezioni ci dicono che in meno di tre giorni – è l’allarme di Cirio – i casi di contagio in Piemonte raddoppieranno, avvicinandosi al livello di saturazione della rete di terapia intensiva regionale”.

Per il Piemonte le ultime 24 ore sono state le peggiori: 44 morti, che fanno salire ad oltre duecento il numero delle vittime. “Comprendiamo bene che la situazione sia difficile in tutto il Paese, ma il nostro caso insieme a quello della Lombardia non lascia più neanche un minuto da perdere“, aggiunge il governatore di una Regione che dall’inizio dell’emergenza, dice, “sta facendo miracoli“. “Abbiamo incrementato di oltre il 65% i posti di terapia intensiva, insieme al Veneto siamo tra le Regioni che hanno fatto in questo senso lo sforzo più grande. Ma non basta”, insiste il governatore, che nella lettera firmata con il commissario straordinario per il coronavirus in Piemonte, Vincenzo Coccolo, e l’intera giunta regionale, chiede al premier Conte “di aprire per il Piemonte una via di priorità d’urgenza“.

“Nel distribuire gli aiuti, Roma deve tener conto delle proiezioni regionali di sviluppo del contagio”, sostiene Cirio, che parla di “approvvigionamenti bloccati alle frontiere” e chiede che una parte della task force di 300 medici volontari annunciata dal ministro Francesco Boccia “venga mandata in Piemonte”.

Quanto alla nuova ordinanza restrittiva di questa sera, per Cirio “è un bene che il governo abbia compreso la necessità di varare delle misure unificate per tutto il territorio nazionale. Il provvedimento recepisce una parte delle nostre istanze”, afferma il governatore, che con un decreto tutto piemontese era pronto a una stretta ancora maggiore. “Avremmo voluto che l’attività motoria – dice – fosse limitata a ragioni di salute. Non si fa cenno, inoltre, agli assembramenti davanti ai distributori automatici di cibi e bevande, né si parla purtroppo dei mercati e delle modalità per evitare l’assembramento negli esercizi commerciali, in special modo la domenica”.

Anche sui controlli, la Regione Piemonte avrebbe voluto maggiore rigore. “Non si sottovaluti l’idea di impiegare l’esercito“, aveva detto suscitando l’immediata reazione della sindaca di Torino, Chiara Appendino, convinta della necessità di lasciare da parte le “sensazioni politiche”. La prima cittadino fa riferimento ad alcuni “fatti gravi che si sono verificati in città, persone che mentre transitano per strada vengono invitate a tornare a casa con tono aggressivo o, peggio, insultate, da persone affacciate al balcone. In un caso – rivela – è stato segnalato il lancio di gavettoni. È già difficile così – conclude – conserviamo il rispetto e lo spirito di comunità”.

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