Istantaneamente vogliamo sapere. Nell’istante decidere. All’istante giudicare. Come il nome di questa rubrica suggerisce, noi giornalisti abbiamo, la necessità di informare, comunicare, e naturalmente commentare i fatti che accadono. E quando abbiamo fretta, cioè quando pensiamo che i fatti debbano accadere nell’istante che pensiamo noi, ci innervosiamo tanto.
Ieri ad esempio noi giornalisti siamo stati allertati a metà mattina della possibile chiusura delle scuole. Una scelta grave, mai udita prima, per combattere questo virus misterioso e cattivo. Ma la notizia, anticipata alle 11, si rifiutava di trovare ufficialità alle 13, e anche alle 14. E allora noi giornalisti, attesa la prima mezz’ora e poi la seconda, e infine la terza, abbiamo iniziato a inquietarci. Ma così tanto e così tanto che qualcuno si è disperato: “Che disastro! Che figura facciamo col resto del mondo al quale già abbiamo detto che le scuole sarebbero state chiuse?”. Sette ore sono trascorse fino all’ufficialità, e a noi giornalisti quelle sette ore sono parse un tempo infinito, come fossero sette giorni, anzi sette mesi. E dunque – tra le 11 e le 18 – ci siamo messi a valutare, giudicare, commentare, immaginare ogni colpa, indicare ai buoni, cioè a voi che leggete o ci guardate in tv, i cattivi, cioè quegli altri che non siamo né noi né voi. Abbiamo detto che così saliva l’ansia, infatti a noi era già salita, ed era una cosa ingiusta, anche meschina, molto dilettantistica. Abbiamo anche detto che i governanti sono degli incapaci, perché non sanno cosa fare. E gli scienziati? Pure loro ondeggiano. E a noi non piace che abbiano dubbi, vorremmo che tutto fosse chiaro e da subito.
Quindi già a metà pomeriggio abbiamo lanciato l’allarme: qui è il caos!
Quando la decisione è stata finalmente annunciata era ormai troppo tardi. Saperlo alle sei del pomeriggio e non alle 14 era la prova provata della loro incapacità di stare al mondo.
Basta con l’isteria, abbiamo detto in preda all’isteria. E basta col panico, abbiamo aggiunto già notevolmente turbati. Ai governanti abbiamo intimato: dovete agire con responsabilità! A voi abbiamo raccomandato: dovete essere una forza tranquilla e coesa.
E poi siamo andati a cena.
Sostieni ilfattoquotidiano.it: mai come in questo momento abbiamo bisogno di te.
In queste settimane di pandemia noi giornalisti, se facciamo con coscienza il nostro lavoro,
svolgiamo un servizio pubblico. Anche per questo ogni giorno qui a ilfattoquotidiano.it siamo orgogliosi
di offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti: notizie, approfondimenti esclusivi,
interviste agli esperti, inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però ha un grande costo economico.
La pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre dei ricavi limitati.
Non in linea con il boom di accessi. Per questo chiedo a chi legge queste righe di sostenerci.
Di darci un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana,
fondamentale per il nostro lavoro.
Diventate utenti sostenitori cliccando qui.
Grazie
Peter Gomez
GRAZIE PER AVER GIÀ LETTO XX ARTICOLI QUESTO MESE.
Ora però siamo noi ad aver bisogno di te.
Perché il nostro lavoro ha un costo.
Noi siamo orgogliosi di poter offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti ogni giorno.
Ma la pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre ricavi limitati.
Non in linea con il boom accessi a ilfattoquotidiano.it.
Per questo ti chiedo di sostenerci, con un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana.
Una piccola somma ma fondamentale per il nostro lavoro. Dacci una mano!
Diventa utente sostenitore!
Con riconoscenza
Peter Gomez