Altre vittime palestinesi, tra cui diversi bambine, a Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza dove martedì è iniziata l’invasione israeliana. Non in maniera spettacolare, con i mezzi corazzati dell’esercito israeliano che hanno fatto irruzione nell’ultima città meridionale della Striscia, ma con l’occupazione, preceduta da bombardamenti, che si traduce in un isolamento totale di Gaza, della parte palestinese del valico che collega l’enclave all’Egitto. Secondo il corrispondente di Al Jazeera l’artiglieria dell’esercito israeliano ha colpito la sede del municipio di Rafah, mentre sta intensificando gli attacchi contro la città meridionale di Gaza.

L‘Onu lancia ripetuti allarmi sul pericolo di un disastro umanitario e spiega che Tel Aviv ha negato anche alle Nazioni Unite l’accesso al valico di Rafah. “Al momento non abbiamo alcuna presenza fisica al valico di Rafah perché il Cogat (l’ente israeliano di governo dei Territori palestinesi, ndr) ci ha rifiutato l’accesso a quest’area“, che è il principale punto di passaggio per gli aiuti umanitari, ha affermato Jens Laerke nel corso di una conferenza stampa a Ginevra. La chiusura dei valichi di frontiera con Gaza da parte di Israele è “inaccettabile”, ribadisce in serata la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre dopo che il portavoce per la sicurezza nazionale americana John Kirby ne aveva chiesto la riapertura immediata.

Il segretario generale Antonio Guterres, invoca una riapertura dei passaggi, esortando Israele a “fermare qualsiasi escalation e impegnarsi nei colloqui diplomatici”. Numerosi gli appelli di capi di Stato e di governo da tutto il mondo, ultimi in ordine di tempo anche Sergio Mattarella, Emmanuel Macron e Xi Jinping, che hanno definito “intollerabile” l’invasione di Rafah per le sue “devastanti conseguenze umanitarie e l’impatto destabilizzante nella regione”, invitando “Israele e Hamas a concludere un accordo vitale, un’opportunità che non si può perdere”. Anche il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), Abu Mazen, ha lanciato un appello agli Usa “per impedire alle autorità di occupazione israeliane di invadere Rafah e di sfollarne i cittadini”, come detto da Nabil Abu Rudeina.

“Per la prima volta dallo scorso ottobre, mille palestinesi, tra cui 46 feriti con 104 accompagnatori, non sono riusciti a entrare in Egitto“, segnalano fonti della Mezzaluna Rossa egiziana. Secondo la Cnn, quella in corsa sarebbe per ora un’operazione “molto circoscritta” che ha lo scopo di mantenere la pressione su Hamas affinché accetti un accordo più favorevole a Tel Aviv. Ma la ong Sinai per i Diritti Umani, intorno alle 12, ha documentato su X lo spostamento di un certo numero di veicoli militari israeliani “verso l’ex aeroporto internazionale di Gaza, a est della città da Rafah”.

Nonostante Hamas abbia annunciato in serata di aver accettato l’accordo per una tregua di sei settimane con lo ‘Stato ebraico‘, versione smentita dal governo di Tel Aviv secondo cui si tratterebbe di un’intesa mai analizzata dai vertici dell’esecutivo Netanyahu, le forze israeliane non hanno messo in pausa le loro ambizioni militari nella Striscia e hanno dato inizio all’offensiva per “distruggere Hamas”. Un epilogo che, seppur non chiaro nelle tempistiche, era stato ampiamente annunciato dai vertici del governo israeliano che in più occasioni aveva ribadito l’intenzione di “entrare a Rafah, con o senza un accordo”.

Nella giornata di lunedì, poi, il lancio di volantini nelle aree urbane con informazioni per la popolazione sulle evacuazioni era stato l’ultimo indizio di un’imminente operazione militare di terra. E così è stato, con l’operazione che ha preso il via con altri raid israeliani, provocando la morte di 15 persone. Ad assumere il controllo del valico sono state le forze della Brigata 410. Il passaggio è ora disconnesso con la strada principale Salah a-Din, nella parte orientale della città di Rafah, a sua volta presa dalla Brigata Givati durante l’offensiva di questa notte. In questo modo, con tutti gli altri varchi al confine con Israele serrati, Gaza è totalmente isolata, con gli aiuti umanitari che non potranno più arrivare alla popolazione in difficoltà. Secondo i dati dell’Idf, circa 20 miliziani armati sono stati uccisi e i soldati hanno localizzato tre “significativi” imbocchi di tunnel nel corso delle operazioni.

Nella prima mattinata, le forze israeliane si sono concentrate anche sull’altro valico a sud, quello di Kerem Shalom che collega la Striscia con Israele e che nelle ultime ore, dopo un’apertura di qualche giorno, è stato nuovamente chiuso per un lancio di razzi da parte di Hamas. Secondo fonti palestinesi, i militari di Tel Aviv hanno bombardato l’area dall’alto e con il fuoco d’artiglieria. Stesso provvedimento di chiusura è toccato al valico settentrionale di Erez. Intanto non si placano le violenze anche sul fronte Nord, dove l’esercito israeliano si sta scontrando con le milizie sciite del partito libanese di Hezbollah. Le Idf hanno annunciato la morte di due soldati riservisti ieri a Metulla, colpiti da un drone esplosivo dei combattenti del Partito di Dio.

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