Da tempo osservo il mondo del calcio attraverso il tema del cambiamento climatico. A differenza di tantissimi altri settori, purtroppo, non ho notato in questi mesi nessuna nuova sensibilità verso il tema. Non ho sentito, a parte il tweet di Ronaldo sui roghi in Amazzonia – che mi aveva talmente favorevolmente colpito da scriverci un articolo – dichiarazioni di calciatori rispetto al contrasto al riscaldamento globale, o prese di posizione, ma anche solo commenti preoccupati su ciò che sta avvenendo. Nulla, o quasi.

Ammetto che questa indifferenza comincia a pesarmi sempre di più. Perché il calcio è importante, ha milioni, anzi miliardi, di persone che lo seguono e perché i calciatori, quando vogliono, possono essere influencer potentissimi. E allora mi chiedo perché non si impegnino nella questione climatica, almeno per i loro figli, visto che in genere ne hanno di numerosi.

Io penso che non lo facciano perché il problema del clima ancora non li tocca da vicino e forse non hanno, almeno la maggioranza, la cultura necessaria per informarsi e provare a immaginare cosa potrebbe verosimilmente accadere se non si interviene. In effetti non sono tantissimi gli sportivi impegnati per la causa, e quelli che lo hanno fatto lo hanno fatto magari perché hanno toccato con mano il cambiamento climatico, come i tennisti degli Open d’Australia, che nelle scorse settimane si sono trovati di fronte a un’aria irrespirabile e a un paese in preda agli incendi.

Purtroppo, non possiamo certo sperare che accada qualcosa di altrettanto tragico qui in Italia perché anche il mondo del calcio – che potrebbe fare tantissimo con poco – si decida a schierarsi dalla parte del clima. Per ora, ripeto, c’è poco o nulla, anzi mi hanno veramente e negativamente colpito le foto dei calciatori dalle Maldive che sono circolate ovunque proprio a Natale. I balletti scemi, i selfie fatti senza neanche rendersi conto di trovarsi su delle isole minacciate di sopravvivenza proprio dal riscaldamento globale. Non una parola. Nessuna consapevolezza.

D’altronde, abituati come sono a prendere aerei per utilizzare il mondo a proprio uso e consumo, fanno fatica ad accorgersi che il pianeta è a rischio e noi con lui. Forse non leggono i giornali, o forse semplicemente rimuovono le notizie che leggono. Perché se lo facessero, ad esempio, una riflessione non solo sul proprio stile di vita ma anche sulle emissioni prodotte dal mondo dello sport dovrebbero farla. Non ho mai sentito nessuno puntare il dito contro la quantità mostruosa di voli nazionali e intercontinentali che fanno gli sportivi, e in particolare i calciatori. Essendo un’industria che fattura milioni e milioni di dollari, il silenzio deve essere totale, perché certo le partite non si possono – dal loro punto di vista – fermare; né si possono fare via Skype. Eppure, ripeto, il mondo dello sport è sempre più toccato da vicino da questo aspetto, che rischia di ridurre le prestazioni e far saltare anche le competizioni.

La nostra parte la dovremmo fare anche noi giornalisti. Mi colpisce ad esempio come i risultati delle partite siano spesso dati in apertura dei siti anche quando nello stesso momento accadono eventi, legati al clima o no, di portata tragica. Sembra un mondo che non può essere toccato da nessun cambiamento, che devo continuare ad andare avanti a tutti i costi e nonostante ciò che sta accadendo.

Invece abbiamo bisogno anche che il calcio cambi, perché abbiamo bisogno del calcio, e dello sport in generale, per vincere la battaglia climatica. C’è una drammatica necessità di testimonial, italiani e non, che si impegnino pubblicamente, che dichiarino le loro preoccupazioni, anche verso la propria famiglia e i propri figli – va bene lo stesso. Che decidano anche di donare soldi alle associazioni ambientaliste dove lavorano tantissime persone, spesso gratuitamente o quasi, che in fondo si battono anche per la salute e la sopravvivenza dei calciatori, i quali, a volte non sanno neanche come spendere i loro troppi milioni.

Insomma questa è una critica ma anche un invito: cari calciatori, prendete a cuore la questione climatica. Voi avete una potenza mediatica, ed economica, formidabile. Potete cambiare la testa della gente, potete fare la differenza aiutando chi si sta occupando di salvare poveri e ricchi al tempo stesso. Il vostro silenzio è arrivato già fino troppo avanti, è ora che scendiate in campo. Per combattere la più decisiva delle partite.

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