L’auto del futuro, elettrica e a guida autonoma, sarà assimilabile a un elettrodomestico su ruote in grado, però, di comprendere stati d’animo e desideri del guidatore e reagire di conseguenza. Lo suggerisce il Consumer Electronics Show (Ces) di Las Vegas – in programma dal 7 al 10 gennaio – la grande fiera dell’elettronica di consumo che è diventata, negli anni, un ambito palcoscenico per i fabbricanti di automobili.

Al Ces la meccanica diventa quasi secondaria all’esperienza di utilizzo e, accanto a quelli tradizionali, spuntano nomi di aziende che mai prima d’ora s’erano cimentate con le quattro ruote. La ricetta tecnica rimane quella del sacro trittico dell’automotive prossimo venturo: alimentazione a batteria, autopilota e connettività di alto livello. Sono le fondamenta su cui di basano i cardini progettuali delle varie proposte, ovvero le possibilità di personalizzazione e il rapporto tra auto e utente.

È il caso della Sony e della sua concept Vision-S, un prototipo che rappresenta la summa di tutte le tecnologie che il marchio della Play Station è pronta a offrire all’automotive. Le sembianze sono quelle di una berlina-coupé lunga 4,9 metri, con un generoso passo di tre metri: sembra quasi strizzi l’occhio alla Porsche Taycan. È stata realizzata in collaborazione con partner come Magna Steyr, Nvidia, Continental, Bosch, ZF e Qualcomm; e prevede una piattaforma modulare che può essere utilizzata su berline e suv con batterie dallo spessore molto ridotto. Su ogni asse c’è un motore da 272 Cv di potenza, di modo da avere le quattro ruote motrici. La plancia è composta da un trionfo di schermi che forniscono informazioni sui dati di viaggio, sulle immagini delle telecamere esterne e sull’infotainment. Sono almeno 33 i sensori adoperati dall’auto, tanto per le funzionalità di guida autonoma (predisposta per il livello 4), quanto per quelle a supporto dei passeggeri, ai quali è dedicata un’interfaccia di utilizzo a controllo gestuale. Per ora Sony ha smentito una possibile produzione di serie, ma chissà….

Si innesta sul tema del rapporto uomo-macchina anche la ricerca concettuale dietro la Airflow Vision, presentata da FCA: si tratta di una concept car che anticipa le tecnologie di bordo che caratterizzeranno le auto del gruppo italoamericano. Una dissertazione su quattro ruote di come guidatore e passeggeri potrebbero interagire in un equilibrio tra dotazioni hi-tech e ambiente rilassante. L’interfaccia di comando ha una grafica multilivello ad alto contrasto. “L’applicazione dei principi di profondità, gerarchia, coerenza e leggibilità consente all’utente di visualizzare e interagire con l’interfaccia in maniera sicura e intuitiva”, spiega Fca. Utilizzando una struttura basata su menu, le schermate possono essere personalizzate, semplificate e raggruppate in base alle esigenze e agli interessi personali: un po’ come si farebbe con il desktop del proprio pc o con lo smartphone.

Concetti fatti propri pure da Audi, che al Ces ripropone la show car AI:ME, già presentata al Salone di Shanghai dello scorso aprile e ulteriormente sviluppata per ottimizzare l’esperienza di bordo, che trasforma il veicolo in una sorta di lounge su ruote a prova di megalopoli. La casa di Ingolstadt parla, addirittura, di empatia uomo-macchina, visto che il veicolo è in grado di “adattarsi agli stati d’animo e alle condizioni psicofisiche dei passeggeri, permettendo loro di organizzare il tempo a bordo in funzione delle preferenze personali e attingendo a una vasta gamma di avanguardistici sistemi hi-tech per la comunicazione, l’entertainment o il relax”.

Il target ultimo è creare un “terzo ambiente di vita” per l’utente, interposto fra abitazione e luogo di lavoro, dove rilassarsi e recuperare quei tempi morti che gli automobilisti di oggi vivono fra un ingorgo e l’altro. Come spiega il costruttore in una nota ufficiale, l’auto potrà basare le proprie impostazioni “anche sulle condizioni psicofisiche dell’utilizzatore, rilevate sulla base dello stile di guida e di funzioni vitali quali la temperatura cutanea e il polso, monitorate da specifici sensori di bordo”. Ciliegina sulla torta sono il controllo oculare e i comandi vocali, come in un qualsiasi film fantascientifico che di rispetti.

A proposito di fantascienza, sembra uscita dal set dell’ultimo film di James Cameron la Mercedes-Benz Vision Avtr. Il suo nome non è affatto causale: Avtr, infatti, sta per “Avatar”, nome della pellicola diretta nel 2009 dal regista canadese. Non solo: l’auto è stata sviluppata con la collaborazione del team che partecipò alla realizzazione del lungometraggio (nel 2021, peraltro, è atteso il sequel). I confini fisici fra interni, sistema infotelematico e carrozzeria si fanno più labili, definiti da forme particolarmente sinuose. Sembra quasi che i montanti della struttura racchiudano una bolla di vetro, la stessa in cui si sviluppa l’abitacolo. Mentre gruppi ottici e mascherina sono definiti da un gioco di led dal piglio minimalista. Nella zona del lunotto, invece, piccole branchie retrattili fanno comunicare l’auto col mondo esterno e incorporano panelli solari che recuperano energia in sosta e durante la marcia. Mentre poggiando la mano sulla console centrale, il veicolo riconosce i parametri biometrici del guidatore, trasmessi all’auto anche attraverso i sedili. Gli interni sono rivestiti di microfibra vegana con inserti di legno indonesiano di giunco Karuun. Infine la meccanica, alimentata da batterie al grafene da 110 kWh che assicurano oltre 700 km di autonomia e tempi di ricarica inferiori ai 15 minuti. La potenza totale dei quattro motori elettrici supera i 476 cavalli.

C’è invece chi, come Hyundai, stacca addirittura le ruote da terra e teorizza un drone autopilotato, parte integrante di uno scenario di mobilità urbana aerea, supportata su asfalto da un minibus elettrico e autonomo. Mentre BMW punta su una ‘Urban Suite‘, che massimizzi il benessere dei passeggeri mentre l’auto si districa da sola tra un semaforo e l’altro.

Interessante, poi, il Virtual Visor di Bosch, un dispositivo parasole digitale: un display LCD trasparente, collegato alla telecamera di monitoraggio interno, rileva la posizione degli occhi del guidatore. Utilizzando gli algoritmi intelligenti, il Virtual Visor analizza queste informazioni e oscura solo la parte di parabrezza attraverso cui il sole abbaglia il guidatore. Infine Toyota, che al Ces annuncia la sua Woven City, la città-laboratorio che studierà il futuro della mobilità, integrata con infrastrutture ed edifici. Sorgerà nei pressi del Monte Fuji e avrà abitazioni di legno e alimentate dai pannelli solari sul tetto: un ecosistema che va oltre l’automobile, trasformando la Toyota stessa in una fucina di idee e soluzioni per il futuro dell’umanità.

Articolo Precedente

Aston Martin, il crollo in Borsa. A rischio le auto di James Bond?

next
Articolo Successivo

Seat, Luca De Meo lascia la presidenza. Nel futuro c’è la Renault?

next