Un trono di coltelli al posto delle spade, un James Bond “sedentario” ma assai cool a sostituire Poirot o Miss Marple a seconda dei gusti, e le idiosincrasie di un’arricchita famiglia borghese americana che tutto deve al suo capostipite, tal Harlan Thrombley, il più famoso giallista vivente. Questi è trovato accoltellato la mattina successiva al suo 85° compleanno con parenti e congiunti a vampirizzarne ciò che resta. Fra loro, naturalmente, si cela il colpevole ma ciascuno ha un alibi perfetto a sventare le indagini della polizia. Peccato (per loro) che “accanto” agli investigatori d’ordinanza sia presente un detective privato arguto quanto anticonformista, chiaramente dalla nomea d’infallibilità.

Che divertimento è assistere a Cena con delitto – Knives Out, ovvero la nuova commedia corale “in giallo/nero” di Rian Johnson, melange intelligente di citazioni obbligate (e sopra parzialmente elencate) eppure dalla verve originale, chiamata a chiudere la 37ma edizione del Torino Film Festival e pronta all’uscita nazionale dal 5 dicembre per 01 Distribution.

Alla base è il giallo più classico, si diceva, quello ispirato ad Agatha Christie e dintorni, con ingredienti imprescindibili come un delitto da risolvere, un colpevole da rintracciare fra un nutrito gruppo di indiziati, e una sorta di “giustizia” (sociale, politica..) di fondo da ristabilire. Tutto il resto è creatività libera e felice che gravita sulla capacità di sceneggiatori e regista (qui coincidenti) di rendere il tutto appetibile al pubblico contemporaneo, riuscendo persino a stupirlo con elementi di suspence non banali. E’ chiaro che a giocare un ruolo fondamentale sia l’assortimento di attori perfettamente selezionati al caso: da un Daniel Craig autoironico a vestire i panni dell’ “ultimo degli investigatori gentiluomini” a uno “zoppo” Michael Shannon, da un’eccentrica Toni Colette a un’astuta Jamie Lee Curtis, passando per i più giovani – ma con key roles nel film – Ana De Armas e Chris “Capitan America” Evans e – per finire – sull’immenso Christopher Plummer a “regnare” sull’intera famiglia.

E il film, cadenzato su una comicità ritmicamente spiazzante, riesce – a suo modo – a trovare anche un interesse di integrazione multiculturale e sociale facendo intervenire il personaggio di Ana De Armas (Marta Cabrera, la cameriera privata della vittima) quale mina vagante latinoamericana a rompere i perfetti equilibri del narcisismo yankee.

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