Quando esce un nuovo film di Woody Allen è sempre un momento speciale per me. Posso dire di essere cresciuto con i suoi film, che mi hanno accompagnato tutta la vita. Ricordo il mio primo appuntamento con Woody: il cinemino sotto casa mia riproponeva una rassegna delle sue opere. Così, in un pomeriggio d’estate, vidi Prendi i soldi e scappa. Era la metà degli anni settanta e in sala saremmo stati forse in cinque o sei. Già da allora mi piaceva andare al cinema da solo. Lo vivevo come un momento tutto mio di cui andavo orgoglioso. Credo di aver visto tutti i suoi film da quel momento, alcuni più vecchi recuperati negli anni.

Tra i miei preferiti Io e Annie, Manhattan, Crimini e Misfatti, Match Point, Midnight in Paris. Impossibile citarli tutti. Per me sono come una coperta calda, come una tazza con thé e biscotti in una fredda serata d’inverno, una coccola che ti concedi in un momento di malinconia. Woody è una certezza: sai che a un certo momento dell’anno lo incontrerai, forse a Natale, come un vecchio zio che vedi poco ma a cui sei affezionato.

Le sue battute fulminanti, il suo umorismo ebraico, il sapere ridere di sé con ironia e senza sconti lo hanno reso un’icona pop del nostro tempo. Puntuale anche in questa stagione ecco il momento tanto atteso. Come spesso accade nei suoi film, anche Un giorno di pioggia a New York è un omaggio a una città. New York ha un ruolo centrale nella narrazione della storia tra Manhattan e Central Park, tra musei e bar d’epoca dove i protagonisti incrociano le loro storie scandite da contrattempi, incontri casuali e rocambolesche avventure.

E anche in questo film ci sono tutti gli ingredienti che ti aspetti e non vorresti mai cambiare. Tra questi hanno un ruolo preponderante le musiche sempre avvolgenti, calde come i toni della fotografia scelti da Vittorio Storaro, ormai prezioso collaboratore di Allen. Ma c’è una protagonista in più questa volta: la pioggia. Per il protagonista Gatsby (omaggio forse a Francis Scott Fitzgerald?) è un’inclinazione al romanticismo: simboleggia l’amore e lo porta spesso a scontrarsi con la fidanzata Ashleigh, più allegra e solare.

Tutti i personaggi di questa storia hanno in comune la ricerca della propria identità, e pian piano ci accorgiamo che ciascuno indossa una maschera per nascondere le proprie insicurezze. Ma come sempre non amo raccontare la trama, perché sono il primo a non voler sapere troppo prima di guardare un film. Segnalo solo la presenza di gag e battute scoppiettanti. Attenti agli effetti del singhiozzo e al modo di ridere del partner che può provocare conseguenze indesiderate…

Certo, diciamolo francamente, non tutti i film di Allen saranno ricordati come capolavori ( penso a To Rome with love ad esempio), ma in ogni suo lavoro, anche il meno brillante, ci troviamo quei tratti che hanno reso inconfondibile il suo stile. E in questa occasione possiamo dire che ha fatto centro. Tra pochi giorni è il suo ottantaquattresimo compleanno. Auguri zio Woody e grazie ancora!

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