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Gruppo Gedi, poligrafici in sciopero: domenica non escono Repubblica, Stampa, Secolo XIX, Piccolo e Messaggero Veneto

Il gruppo il 13 novembre ha dichiarato 121 esuberi a livello nazionale adducendo come motivazione "l’andamento di mercato che registra un ulteriore calo di vendita dei quotidiani, con conseguente perdita strutturale dei ricavi", e "il mercato pubblicitario in costante calo sul cartaceo e in una situazione di forte competitività sul digitale". Per questo intende accentrare a Torino le attività di tipografia e di alcune aree amministrative
Gruppo Gedi, poligrafici in sciopero: domenica non escono Repubblica, Stampa, Secolo XIX, Piccolo e Messaggero Veneto
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Domenica 17 novembre Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, il Messaggero Veneto e Il Piccolo non saranno in edicola. Le segreterie nazionali Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil infatti hanno indetto uno sciopero dei poligrafici del gruppo Gedi, della controllata Gedi News Network e di Gedi Printing per protestare contro il piano di ristrutturazione annunciato mercoledì scorso. I giornalisti di Repubblica si sono uniti alla mobilitazione e sabato 16 novembre non hanno aggiornato il sito: nel loro caso la prima motivazione, spiega una nota dei rappresentanti sindacali della redazione, è però “l’ennesimo disservizio che nella giornata di ieri ha fatto sì che Repubblica arrivasse in alcune edicole di Bologna con ritardo – proprio nel giorno in cui l’apertura del quotidiano era dedicata alla grande manifestazione anti-Salvini in Piazza Maggiore e all’avvio della campagna elettorale leghista al PalaDozza”.

Il gruppo il 13 novembre ha dichiarato “complessivamente 121 esuberi a livello nazionale” tra i poligrafici, lamentano i sindacati, adducendo come motivazione “l’andamento di mercato che registra un ulteriore calo di vendita dei quotidiani, con conseguente perdita strutturale dei ricavi“, e “il mercato pubblicitario in costante calo sul cartaceo e in una situazione di forte competitività sul digitale, in grande parte assorbito dai cosiddetti Over the Top”. Per questo “Gnn ha dichiarato di voler procedere a un accentramento a Torino delle attività di tipografia e di alcune aree amministrative”. Le segreterie nazionali “hanno dichiarato grande preoccupazione per le gravi ricadute occupazionali e ritengono che il confronto debba proseguire anche con la responsabilità diretta e il coinvolgimento delle istituzioni – prosegue la nota . Da tempo le riorganizzazioni aziendali prevedono solo tagli dei costi, con perdite di occupazione e professionalità in un settore che necessita di politiche industriali e strumenti di sostegno alla trasformazione”.

Il cdr del Secolo XIX in una nota sottolinea che “ancora una volta la redazione è costretta a subire una pesante riorganizzazione aziendale che ora colpisce i lavoratori poligrafici. Il piano di riorganizzazione del lavoro poligrafico di Gnn (controllata del gruppo Gedi) prevede 121 esuberi a livello nazionale di cui 27 solo al Secolo XIX tra area tipografica e amministrazione. Questa operazione si traduce in una riduzione da 38 a 11 lavoratori per il solo Decimonono. Per i giornalisti de Il Secolo XIX, per i quali il quotidiano continua ad essere un’opera dell’ingegno collettivo, tutto questo è inaccettabile. Così come è inaccettabile l’accentramento a Torino del lavoro poligrafico del gruppo e la chiusura di alcuni presidi poligrafici sul territorio”. “Questo piano – prosegue la nota – rappresenta l’ennesimo colpo all’autonomia e alla qualità del giornale che con sacrifici, negli anni, giornalisti e poligrafici hanno difeso con forza sino ad oggi. La volontà di ridimensionare ulteriormente Il Secolo XIX, unico quotidiano ligure, è anche uno schiaffo a un territorio che continua a fare i conti con le ferite ancora aperte dalla tragedia del crollo di Ponte Morandi. Gli occhi del Paese sono puntati su questi luoghi: colpire la voce più antica, autorevole e radicata del territorio è incomprensibile. Per queste ragioni, l’assemblea dei giornalisti de Il Secolo XIX proclama lo stato di agitazione con un pacchetto di 7 giorni di sciopero”.

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