Mose? La magistratura è intervenuta di fronte a conclamati gravissimi fatti di corruzione ad altissimo livello. E da subito ha lasciato mano libera di continuare i lavori al Consorzio Venezia nuova anche quando è stato commissariato. E’ infondato quindi dire che i ritardi dell’opera siano dovuti all’inchiesta della magistratura, che non ha sequestrato alcunché“. Sono le parole di Felice Casson, ex magistrato ed ex senatore, intervenuto a “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, sulla vicenda Mose e sul caso Ilva.

E spiega: “Chi ha mangiato? La situazione ormai è molto chiara. Ci sono stati processi e sentenze di condanne a ministri della Repubblica e al presidente della Regione Veneto (Giancarlo Galan, ndr). Hanno preso soldi dal Mose, attraverso tangenti o finanziamenti ai partiti, praticamente quasi tutti i responsabili delle forze politiche di destra e di sinistra della zona, le associazioni culturali di destra e di sinistra, comprese il Patriarcato. Cosa fa scattare in questo Paese la corruzione? Un po’ si tratta di un delirio di onnipotenza, un po’ chi più ha cerca di avere sempre di più. In questi giorni – continua – in televisione ho visto delle scene davvero incresciose: persone che facevano parte dello schieramento politico di Galan, e cioè politici di Forza Italia, hanno protestato e urlato davanti alla Basilica di San Marco. Quando Mazzacurati, il grande patron dello scandalo Mose, era il Procuratore di San Marco, anziché pensare a tutelare la Basilica, elargiva i soldi in altra maniera, distribuendo il consenso attraverso il denaro praticamente a quasi tutta la società veneziana. Quindi, quasi nessuno osava contestare o criticare questa opera faraonica“.

Casson prosegue: “Durante le mie legislature al Senato, ripetutamente ho presentato interrogazioni sullo scandalo Mose ai ministri competenti di quel periodo. Era una cosa conclamata, ma c’era una chiusura à la tre tre scimmiette che non volevano vedere, sentire, tantomeno parlare. A quel punto, quando scoppia il bubbone, è normale che intervenga la magistratura, che peraltro ha concesso la continuazione dei lavori del Mose. D’altra parte, se non ci sono sistemi di controllo che funzionano in un sistema democratico, cioè magistratura e stampa, che sono libere e autonome, non possiamo avere una vera democrazia”.

Sul completamento del Mose, Casson osserva: “Fino a poco tempo fa io stesso mi ero chiesto se valesse la pena concludere questa opera, buttando ancora soldi per finirla e almeno 100 milioni l’anno per la manutenzione, che peraltro non si sa chi le metterebbe. E’ ora che qualcuno da un punto di vista scientifico e oggettivo dica se funzionerà o no. C’erano alternative al Mose ma sono state scartate perché costavano molto meno e ci avrebbero mangiato meno. A questo punto finiamo, verifichiamo se funziona, ma con criteri scientifici. C’è anche un problema del ruolo della scienza, dei ricercatori, degli esperti che dovrebbero davvero essere indipendenti rispetto al potere economico e politico“.

Commento finale sul caso Ilva: “Quando si arriva a questo punto, la politica ha fallito, qualsiasi cosa faccia da oggi in poi. Quando c’è un morto, quando c’è un ammalato, quando ci sono bambini che presentano malattie con eccessi statistici, è un segnale fortissimo per la politica che in quel caso non è intervenuta. Scudo penale? Sono contro qualsiasi forma di scudo penale, perché credo che di fronte alla Costituzione e alla legge ordinaria tutti debbano essere uguali. Nel caso dell’Ilva lo scudo penale è una semplice scusa. Quando l’industriale decide di andare via, molla tutto e se ne va oppure ancora una volta va a mungere le casse dello Stato, ma sempre per interessi economici”.

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