Vuie pazziate? A guerra nun è fernuta… nun è fernuto niente! (Eduardo De Filippo, Napoli milionaria!)

I dati presentati ufficialmente, dopo sanguinose battaglie di decenni, dal registro tumori di Caserta e dalla Asl Napoli 3 sud (aggiornati al 2016) in questo mese di ottobre 2019 risultano di particolare gravità, anche perché la provincia di Caserta è la più giovane d’Italia, e per questo motivo riceve, per singolo cittadino residente, la quota più bassa d’Italia nella ripartizione dei fondi per le cure da parte del Ssn.

Sono molti anni che, a partire dal cosiddetto “studio Bertolaso” del 2007 sino al quinto aggiornamento del report “Sentieri” dell’Istituto Superiore di Sanità (giugno 2019), la gravità del rischio sanitario della popolazione è stata segnalata da fonti autorevoli, di cui soltanto noi Medici dell’Ambiente siamo stati la voce tecnica e indipendente di amplificazione del messaggio, dal momento che purtroppo le fonti istituzionali regionali hanno fatto veramente di tutto per negare o ridimensionare.

E’ grave attestare, come ha fatto il registro tumori Asl Napoli 3 sud in questi giorni, che esiste un eccesso di cancro al polmone in alcuni distretti per “motivi ambientali” (finalmente!) come nel comune di Portici senza specificare quanti tumori al polmone di tipo “mesotelioma” si trovano, dal momento che non più tardi di giugno 2019 l’Iss ha certificato un problema di questo tipo nell’area vesuviana e il dato era stato già riscontrato in eccesso dal dr. Gerardo Ciannella, Medico dell’Ambiente nel 2008, e da un gruppo di giovani ricercatori con lo studio Angir del 2012 grazie al Comune di Napoli.

E’ grave non fare rilevare, come urliamo noi da almeno dieci anni, che questo dato collima perfettamente con le costanti rilevazioni dell’Arpac che, con le sue due centraline di monitoraggio di Via Argine e Ente Ferrovie, ubicate entrambe nella zona di Napoli est-Porto contigue al comune di Portici, da decenni registrano sforamenti di polveri sottili pari o maggiori di metropoli come Milano. E anche patologie gravissime come infarti e ictus incidono ormai da tempo più a Napoli che in metropoli inquinate come Milano, e sono anche esse correlate all’inquinamento da polveri sottili e non solo, che a Napoli regna incontrastato da decenni nella zona del Porto.

E’ grave attestare che in Asl 3 si registra un eccesso di cancro al fegato, liquidando la cosa in due parole come effetto dell’azione dei virus delle epatiti B e C. Da molti anni sappiamo che i cancri al fegato che si registrano specie nelle zone pesantemente inquinate (tipo Acerra) sono per circa un terzo epatiti B e C negativi e ci sono anche del tipo colangiocarcinoma, correlato direttamente alla presenza di inquinanti ambientali come i Pcb e i ritardanti di fiamma Pbde. Era il caso ad esempio del cancro al fegato del vigile Michele Liguori. Quanti tumori al fegato di questo tipo ci sono in quelle zone? Basterebbe una analisi della codifica Icd a 5 cifre, non solo a 3 come è stato fatto, per dare risposte precise. Ma non si è fatto e credo non si voglia fare per non mettere in crisi “i virus” delle epatiti B e C e risposte semplici e “utili” alla politica più che ai cittadini.

E’ grave e mi dà un immenso dolore, da cittadino ammalato di cancro e tecnico, dovere dedurre quindi – con i dati scarsi e obsoleti fermi al 2012 per la Napoli 1 centro – che per almeno 20 anni la terza città metropolitana d’Italia, con la più bassa aspettativa di vita media nazionale anche per i gravissimi e ancora presenti e operanti disastri ambientali, ha ricevuto zero dati o dati ampiamente sottostimati da un “registro tumori regionale” e non per distretto reale – come da sempre ha dichiarato inascoltato l’epidemiologo campano con il maggiore impact factor di tutti, il dr. Maurizio Montella, che secondo me per questo non è mai diventato primario di ruolo.

E’ gravissimo che la Asl Napoli 1 centro abbia prodotto soltanto quest’anno pochissimi dati risalenti agli ormai lontani anni 2012 e non si proceda ad horas all’aggiornamento in tempo reale, possibile anche grazie ai dati dei medici di famiglia, per uniformare dati e lettura tra Asl Napoli 1 centro, Napoli 2, Caserta (Terra dei Fuochi) e Asl Napoli 3 per illustrare finalmente, in modo completo e uniforme, l’ormai chiaro danno alla salute pubblica che si registra a Napoli anche per il gravissimo e incontrastato inquinamento presente, e non solo dell’aria.

Sta per terminare la prima legislatura del presidente Vincenzo De Luca e ancora non abbiamo, in trasparenza, dati precisi e chiari sulla gravissima situazione delle nostre acque come, costantemente, qualunque indagine di qualunque procura della Campania dimostra. Come stanno le acque della Campania? Dagli scienziati di Campania Trasparente, ancora poche e non chiare parole, al contrario delle procure!

Non va dimenticato come, sin dalla prima stesura delle prime relazioni del registro tumori di Caserta, il distretto di Casal di Principe sia caratterizzato da un eccesso di incidenza di cancro alla tiroide, confermando così, anche con i dati epidemiologici ormai obsoleti, quanto grave sia stato in quei territori il danno ricevuto e riscontrato dalla Magistratura di sversamenti di rifiuti ospedalieri anche radioattivi, come confessato dagli stessi casalesi.

E dopo tanti decenni di danno sanitario e la richiesta di perdere ancora tempo con altri studi epidemiologici e geolocalizzazioni, quanti impianti per il corretto smaltimento dell’amianto abbiamo nel frattempo concretizzato in Campania? Quanti impianti intrarregionali per il corretto smaltimento dei rifiuti ospedalieri e radioattivi abbiamo concretizzato, piccolissimi impianti tra l’altro, in grado di consentire un risparmio per le casse del nostro Ssn regionale non inferiore a otto milioni di euro l’anno (tali quindi da finanziare qualunque altro studio epidemiologico si voglia fare)?

Zero, assolutamente siamo ancora a zero per questa tipologia di impianti, mentre si chiede ancora di geolocalizzare i cittadini (e non gli impianti!) che anche oggi pagheranno il loro contributo di danno alla salute per cosi grande ignavia gestionale per i rifiuti industriali e ospedalieri, non certo solo urbani. A noi, in Terra dei Fuochi, non interessa sapere chi è l’epidemiologo più bravo. A noi interessa sapere da che parte sta!

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