È arrivato, alla fine, il momento di Elizabeth Warren. La senatrice del Massachussetts è diventata – nel dibattito tra dodici candidati democratici alla presidenza organizzato da CNN e New York Times alla Otterbein University di Westerville, Ohio – il bersaglio di critiche, osservazioni, polemiche. I suoi sfidanti ne hanno attaccato le proposte; hanno messo in discussione il suo passato. Warren, balzata al primo posto nelle preferenze di voto in molti sondaggi, si è difesa e ha cercato di contrattaccare. In alcuni momenti, è parsa in evidente difficoltà.

Il dibattito in Ohio – uno swing state che Donald Trump ha conquistato con oltre otto punti di vantaggio nel 2016 – è stata la prima occasione di discussione da quando sono iniziate le procedure di impeachment. I dodici candidati hanno iniziato su una nota di concordia, attaccando con straordinaria durezza Trump: “il criminale alla Casa Bianca” e il “presidente più corrotto che l’America abbia mai avuto”, hanno detto. Non ci sono state critiche a Joe Biden per il ruolo del figlio in Ucraina. Biden si è difeso, ha spiegato che “mio figlio non ha fatto nulla di male. Io non ho fatto nulla di male”. Gli attacchi di Trump, il tentativo di infangare la sua famiglia, rivelano secondo Biden il terrore in vista delle elezioni presidenziali del 2020. “Trump sa molto bene che, nel caso ottenessi la nomination, lo batterei come un tamburo”, ha detto l’ex vice-presidente.

C’è stato, più avanti nel dibattito, un altro momento di unità. È stato quando Bernie Sanders, 78 anni, reduce da un infarto, ha ringraziato tutti i presenti per gli auguri di pronta guarigione. “Sono in piena salute. Mi sento benissimo”, ha detto Sanders, che nel week-end andrà a New York dove dovrebbe ricevere l’endorsement, l’appoggio formale, di Alexandria Ocasio-Cortez. Con l’eccezione della questione impeachment e della salute di Bernie Sanders, il dibattito è stato però forse il più nervoso tra quelli organizzati sinora, tanto che a un certo punto il senatore Cory Booker ha sentito il bisogno di mettere in guardia contro la tentazione dei democratici di distruggersi l’un l’altro: “Facciamo il gioco di Trump”, ha detto Booker. I caucus in Iowa d’altra parte si avvicinano, ogni candidato cerca un proprio spazio, un modo per mettersi in luce (al prossimo dibattito, in Georgia, solo otto degli attuali dodici sfidanti sono stati ammessi) e quindi lo scontro tende a farsi più duro e cattivo.

Al centro dello scontro è stata, in Ohio, proprio Elizabeth Warren. Con una strategia mediatica estremamente brillante, un notevole sforzo organizzativo, la capacità di raccogliere migliaia di piccoli finanziamenti (e grazie anche alle difficoltà, politiche e di salute, degli avversari), Warren ha scalato posizioni ed è ora la candidata da battere. La senatrice del Massachussetts è finita sotto il fuoco di fila degli altri sfidanti, soprattutto per quanto riguarda il suo piano sanitario. Come Sanders, anche Warren propone il Medicaid For All, un programma di sanità pubblica e universale. A differenza di Sanders, che ha già detto che aumenterà le tasse alla classe media, Warren non ha però mai precisato dove prenderà i soldi per il piano. Anche in Ohio si è mantenuta sul vago. A domanda esplicita, ha risposto che con il suo programma “i costi complessivi della sanità negli Stati Uniti scenderanno”. Pete Buttigieg, il sindaco di South Bend, Indiana, le ha subito fatto notare la strategia evasiva. “Stanotte abbiamo sentito chiaramente che, di fronte a una domanda molto chiara, non hai risposto né sì né no. Dici, senatore, di avere un piano per ogni cosa, tranne che per questa”.

“Almeno Bernie è onesto”, le ha fatto notare un’altra sfidante, Amy Klobuchar, senatrice moderata. Warren è finita sotto attacco anche per il suo piano di aumentare le tasse ai più ricchi. “Sei più focalizzata nel voler punire e mettere una parte del Paese contro l’altra, invece di migliorare le condizioni di tutti”, le ha rinfacciato Beto O’Rourke, cui Warren ha risposto ancora una volta in modo incerto, non concentrandosi sulle questioni ma esprimendo piuttosto uno stato d’animo: “Sono davvero scioccata che si possa pensare che io voglia punire qualcuno”. Partendo al contrattacco, la senatrice ha poi rispolverato un suo cavallo di battaglia, un argomento che usa molto spesso nei comizi: “Se hai fatto fortuna in America, se hai avuto una grande idea, se ci hai lavorato, benissimo, sono contenta per te – ha detto – Ma ti sei costruito quella fortuna in America, usando lavoratori che tutti noi abbiamo pagato per formare ed educare”. Anche Joe Biden non ha perso l’occasione per attaccare Warren, rinfacciandole di averla aiutata a trovare i voti al Congresso per creare il Consumer Finalcial Protection Bureau, un’agenzia a protezione del consumatore di prodotti finanziari che la Warren ha progettato e contribuito a fondare. “Sono profondamente grata al presidente Obama, che si è battuto con forza per far diventare legge l’Agenzia”, gli ha risposto gelida Warren.

Oltre agli attacchi a Warren, gli sfidanti democratici hanno affrontato diverse questioni: la Siria, ovviamente, con tutti i candidati che hanno condannato il ritiro deciso da Trump dal nord-est del Paese e quindi l’aborto, diventato un tema da campagna elettorale dopo gli attacchi dei repubblicani ai diritti riproduttivi delle donne in diversi Stati americani: “Non è esagerato dire che le donne, donne povere, donne di colore, moriranno a causa dei republicani”, ha detto Kemala Harris. E si è discusso anche di controllo delle armi e di Corte Suprema, senza davvero toccare un tema importante, quello dell’immigrazione, su cui i democratici potrebbero incontrare dubbi e resistenze negli elettori indipendenti di alcuni Stati del Sud e del centro. In generale, il dibattito ha mostrato che i democratici stanno entrando nella fase finale e decisiva, prima dell’inizio ufficiale delle primarie (il 3 febbraio, in Iowa). Le posizioni si precisano, gli attacchi si intensificano.

Warren entra da favorita, in questa fase, ma deve trovare una vena più personale, meno meccanica nelle risposte, più capace di convincere e non soltanto di impressionare per la ricchezza di dettagli delle proposte. Biden martedì sera ha retto bene, in alcuni momenti – soprattutto quelli relativi alla politica estera – è parso convincente, ma continua a trasmettere una sensazione di immobilismo, e di sguardo al passato, che probabilmente non lo aiuterà nei prossimi mesi. Da segnalare, infine, la vis polemica dimostrata in Ohio da Pete Buttigieg. È stato il più veloce e ficcante nelle critiche a Warren, convincente anche quando si è messo a discutere di Siria e politica estera Usa con un’altra candidata, Tulsi Gabbard. Se Buttigieg non ha ancora voti e organizzazione per diventare il candidato alla presidenza, potrebbe sicuramente rappresentare una buona scelta per la posizione di vice.

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