I populisti euroscettici di “Diritto e giustizia” (Pis) di Jaroslaw Kaczynski si apprestano a vincere le elezioni con un 40-43% delle preferenze, ma la maggioranza assoluta dei seggi vacilla. Dall’altra parte un’opposizione divisa, ma forte e con possibilità di contrastarlo soprattutto in Senato grazie a desistenze, con tre coalizioni che potrebbero superarlo raccogliendo un totale di 43-51% a seconda delle rilevazioni. Con l’apertura dei seggi alle 7 (ora locale e italiana), quasi 30 milioni di polacchi sono chiamati oggi al voto per le elezioni politiche in cui il partito sovranista è lanciato verso una nuova vittoria. Alle precedenti elezioni (2015) il Pis aveva ottenuto il 37,6% dei voti e il controllo della Camera (Sejm, 235 seggi su 460) e del Senato (61 su 100) consentendo al premier Mateusz Morawiecki di imporre riforme che, secondo l’Unione europea, mettono a rischio lo stato del diritto. L’opposizione formalmente è divisa in tre blocchi: il principale è quello centro-liberale di “Coalizione civica” (Ko); poi c’è “La Sinistra” (Lewica) e la rurale “Coalizione polacca” (Kp). Secondo sondaggi, il Pis – che ha condotto una campagna elettorale insistendo su welfare e valori morali – dovrebbe vincere ma le tre coalizioni potrebbero superarlo raccogliendo un totale di 43-51% a seconda delle rilevazioni. I seggi chiudono alle 21, quando saranno diffusi exit-poll.

Chi è Kaczynski – 70 anni, si è impegnato in prima persona in una campagna elettorale connotata da toni omofobi, da promesse sul miglioramento del welfare attraverso l’aumento del salario minimo e dei bonus bebè, e da una forte attenzione al mondo rurale. Si presenta come il difensore di valori tradizionali, della famiglia e della fede cattolica minacciate dall’”ideologia Lgbt” che viene dall’Occidente. La Chiesa lo sostiene alle Europee del maggio scorso peraltro aveva stravinto con il 45,4% dei voti. Potrebbe conservare il controllo del Sejm grazie al premio elettorale creato da una soglia di sbarramento del 5%. Un appello a un voto di centro-sinistra e filo-europeo è venuto dalla nuova Premio Nobel per la letteratura Olga Tokarczuk. Con lui la Polonia è finita nel mirino dell’Unione europea per la violazione dello stato di diritto e la Commissione ha deciso di deferire Varsavia alla Corte di giustizia dell’Ue in merito al nuovo regime disciplinare sui giudici, richiedendo una procedura accelerata. Lo scorso 3 aprile la Commissione europea ha avviato la procedura di infrazione contro la Polonia in base al fatto che il regime disciplinare mina l’indipendenza giudiziaria dei giudici e non assicura le garanzie necessarie per proteggerli dal controllo politico, come richiesto dalla Corte di giustizia dell’Ue.

I tre blocchi dell’opposizione – Il principale è “Coalizione civica” (Ko), di centro-liberale, formata fra l’altro da Piattaforma civica – fondata dal presidente Ue Donald Tusk e guidata da Grzegorz Schetyna – con Nowoczesna (Moderna) e il piccolo partito dei Verdi. Il secondo schieramento “La Sinistra” (Lewica) riunisce la vecchia Alleanza della sinistra democratica (Sld), diventata extraparlamentare dopo il 2015 e guidata ora da Wlodzimierz Czarzasty, con i nuovi partiti Wiosna (Primavera) e Razem (Insieme). Il terzo blocco (Coalizione polacca, Kp) è nato dal recente flirtare del Partito popolare polacco (Psl) – formazione di centro di radici rurali guidata da Wladyslaw Kosiniak-Kamysz – fra l’altro col gruppo di un cantante già filo-Pis, Pawek Kukiz.

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