Chef Rubio nella polemica recente che lo ha riguardato non ha ragione, ma ragione da vendere. Anzi: le sue parole sulla tragedia di Trieste sono le poche sensate lette in un fiume di slogan e ipocrisie. Come è stato possibile che due sospetti in stato di fermo riuscissero a mettere a ferro e fuoco una questura? La vicenda è stata molto probabilmente una disgrazia legata, stando alle ricostruzioni, a una serie di sfortunate coincidenze, ma in primis dovranno accertare le autorità competenti se e quanto può aver pesato la negligenza di chi avrebbe dovuto vigilare sui due sospetti.

Se gli agenti abbiano messo in atto in maniera rigorosa tutte le procedure non è dato sapere al momento: ma qualcosa, va ammesso, potrebbe essere andato storto. Per quale motivo non va rimarcato? Cosa ci sarebbe di sbagliato nell’esprimere preoccupazione per la sicurezza collettiva?

Pretendere buonsenso da Matteo Salvini o da Giorgia Meloni, che passano la giornata a setacciare la rete a caccia di occasioni per montare casi, è una battaglia persa in partenza. Ma chi un briciolo di buonsenso ancora lo ha, capisce da solo che la tragedia umana e l’interesse pubblico alla diligenza nella pubblica amministrazione (soprattutto nel settore in assoluto più delicato, come quello dell’ordine pubblico) sono due temi distinti.

È lecito parlarne e assolutamente necessario farlo proprio quando qualcosa va storto; d’altronde ciò che dovrebbe interessare l’opinione pubblica non sono le biografie di chi ha perso la vita in quell’assurdo incidente, ma la sicurezza dei cittadini e lo standard garantito dalla forza pubblica. Chef Rubio ha dato voce alle preoccupazioni di molti cittadini, annichiliti dalla pioggia di retorica piovuta all’indomani della tragedia. Retorica a parte rimane inammissibile, assolutamente inammissibile che due ladri di motorini riescano a occupare una questura. Risposte certe e celeri dall’autorità sono il minimo che l’opinione pubblica possa pretendere.

Per quanto riguarda le imbarazzanti polemiche: invece di gridare (alla luna) contro un cuoco che ha fatto l’uscita più politica e sensata letta fino ad ora, vale la pena chiedersi perché sindacati di polizia marginali, in cerca di un po’ di visibilità, e politici, a parole attenti alle divise, non si spendono affinché lo standard di sicurezza venga garantito prima delle tragedie.

Dopo i funerali e il cordoglio aspettiamo, e probabilmente aspetteremo invano, che qualcuno affermi – con la stessa solennità con cui è stato chiesto rispetto per due servitori dello Stato – che in un Paese civile le questure sono inviolabili e devono essere protette da chi ha il compito di custodirle.

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